Genova sommersa da un fiume di fango

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 GENOVA. Sette morti accertati ma in parte ancora da identificare ed alcuni dispersi: Genova ieri ha fatto i conti con una vera, disastrosa, alluvione legata all’esondazione di tre torrenti. Due nella Val Bisagno (il Bisagno appunto e il Fereggiano) e lo Sturla nel levante cittadino. I primi due sono coperti da strade nell’ultimo tratto ed è proprio in prossimità  delle occlusioni che sono esondati. Alla Foce il Bisagno, uscito dall’alvero sotto il ponte di Sant’Agata, ha trascinato con sè anche i cantieri del canale di scolmo. Interi quartieri, sulla sponda sinistra del Bisagno ai piedi dell’ospedale di San Martino e davanti alla stazione di Brignole fino alla centralissima via XX settembre, si sono completamente allagati con oltre due metri d’acqua mescolata a fango, detriti, carcasse di auto, tubi ed alberi. Una massa marrone che nella serata ruspe, vigili del fuoco e protezione civile hanno cercato di rimuovere almeno in parte.

L’emergenza è iniziata a metà  mattina quando è stato chiuso un tratto dell’Aurelia a levante, treni e aerei cancellati. Poi le esondazioni. Acqua e gas sono saltati in diverse strade. «Uno tsunami mai visto qui», ha commentato il sindaco Marta Vincenzi. «È un bollettino di guerra, una situazione drammatica», ha aggiunto l’assessore regionale alla protezione civile Renata Briano.
Nella via della morte, via Fereggiano, dove vicino al numero due, una donna è morta travolta da un’auto e un’altra affogata in uno scantinato con i due figli di uno e otto anni, tanti sono riusciti a mettersi in salvo per miracolo. Nel tardo pomeriggio, mentre i due torrenti perdevano potenza e piovigginava, regnava rabbia, disperazione e paura. «Abito qui dal 1960 – dice Giordano, vigile del fuoco in pensione – è da allora che si parla dello scolmatore del Fereggiano, da largo Merlo alla Foce. Finalmente a metà  degli anni Ottanta hanno fatto un buco con una talpa, poi si sono fermati e questo è il risultato». Giuliano è appoggiato a un muretto. È sotto il suo garage sott’acqua, «ho fatto anche un mutuo per comprarlo, ora non ho più niente». Accanto a lui un altro abitante della via si è salvato per miracolo uscendo dal retro di un bar: «Sono di Sarno, oggi ho rivisto quelle immagini – racconta – qui in dieci minuti da trenta centimetri siamo arrivati a un metro e ottanta d’acqua. Se il negozio non avesse avuto un’altra uscita non so come sarebbe finita». Qualcuno ha anche visto morire una delle donne, schiacciata da un’auto contro un muro mentre camminava a piedi sul marciapiede. «Le auto navigavano a sessanta all’ora», raccontano dei testimoni. A monte, dove è visibile il Fereggiano prima che imbocchi la sua copertura interi pezzi di muretto sono stati trascinati a valle dalla furia delle acque. «La causa prima è il crollo di un pezzo del muro lungo l’alveo destro del torrente – dice Valentina Canepa, che abita a Quezzi e del rischio-Fereggiano aveva parlato nel suo programma elettorale per il consiglio regionale nel 2010 – è successo qualcosa di simile al Vajont».
Sempre al numero due di via Fereggiano, Alda Siviera suona ad un’amica. Alda abita in via Tortosa, una delle strade a valle, anche quella allagata dalla piena: «Sono di Monterosso, ho passato la scorsa settimana a piangere per i miei parenti, non avrei mai immaginato di trovarmi nella stessa situazione – dice – Ho visto il Fereggiano passare come una furia, ora sono senza luce. Ho proprio paura, anche se sto al quarto piano». In corso Sardegna un meccanico guarda sconsolato la sua rimessa con 34 automobili sommerse dall’acqua. Perse per sempre. «Abbiamo visto delle scene da film dell’orrore stamattina – racconta – gente si teneva per la manica, tirandosi per i capelli, per non essere travolta. È stata una cosa impressionante. Io qui non ho più niente. L’officina è sotto tre metri d’acqua».
La situazione è quasi altrettanto disperata nella zona della stazione di Brignole: il Bisagno ha tracimato fino alla parte bassa di via XX Settembre spaccando ventrine e inondando i negozi. «Abbiamo cercato di salvare il possibile – dice con le lacrime agli occhi la titolare di un negozio di calzature e abbigliamento coperto di fango – non ce l’abbiamo fatta e ci siamo messe in salvo al primo piano del palazzo». Mentre parla passa una jeep della protezione civile che col megafono invita ad abbandonare la zona. Per alcune ore, a metà  pomeriggio, si è temuta un’altra esondazione del Bisagno che per fortuna poi non è arrivata. «Era l’una e mezza – racconta un guidatore di Amt – avevo il bus al capolinea davanti a Brignole, pieno di ragazzini che tornavano da scuola. L’acqua in pochissimi minuti è salita fin sopra le ruote. Ho spinto il mezzo su per via XX settembre verso piazza De Ferrari per mettermi al riparo un po’ più in alto. Sono stati attimi di terrore. Se per qualche motivo il bus si fosse fermato avremmo rischiato grosso».
Mentre infuriano le polemiche sull’incuria del territorio, la mancata pulizia degli alvei e le cementificazioni e anche sul fatto che il comune abbia scelto di tenere aperte le scuole nonostante l’allerta meteo, la Liguria tiene ancora il fiato sospeso. L’allerta meteo 2 è stata prorogata fino alle 12 di domenica e ora si temono precipitazioni a ponente.


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