Siria, un‘azienda italiana per spiare gli oppositori
MILANO – L’azienda ha sede a Vizzola Ticino, un minuscolo paese – 553 abitanti – in provincia di Varese. È lì, secondo quanto rivela l’agenzia Bloomberg, nei laboratori della «Area spa», società specializzata nella produzione di software per intercettazioni, che è stata concepita una delle armi di repressione più insidiose del regime siriano: un sistema informatico che controlla le e-mail dirette a chiunque risieda nel Paese. L’intelligence di Damasco, scrive il sito Bloomberg, sta facendo pressioni perché la commessa sia consegnata al più presto. Saranno i servizi segreti di Assad a supervisionare il progetto, che si avvale di tecnologie fornite da aziende americane ed europee. I dipendenti italiani della società sono già a Damasco dove, in un quartiere residenziale, stanno lavorando al sistema, attualmente in fase di test.
Area spa, amministrata dall’imprenditore 42enne Andrea Formenti, è una delle più grosse società del settore in Italia, dove si è occupata delle intercettazioni disposte da molte procure come Milano e Firenze (ad esempio, per l’inchiesta sulla «cricca» su Bertolaso e gli altri). L’azienda, che in passato ha lamentato ritardi nei pagamenti del ministero della Giustizia, sta attraversando una fase di crisi: nel 2010 gli utili sono passati da 5,1 milioni a 842mila euro e da febbraio una parte dei dipendenti è in cassa integrazione. Ora Formenti lavora per la dittatura di Damasco, responsabile della morte di più di tremila civili. Intervistato da ilsole24ore. com, Formenti si limita ad assicurare che la società è in regola con tutte le leggi sulle esportazioni. Altre aziende coinvolte nel progetto siriano, però, hanno preso le distanze. L’ad di Qosmos, Thibaut Bechetoille, per esempio, ha dichiarato di voler ritirarsi dal progetto per «non dare supporto a questo regime». Osama Edward Mousa, un blogger siriano in esilio per le sue critiche al regime, avverte che «ogni singola azienda che vende al governo siriano tecnologia per tenere sotto controllo il popolo è complice degli assassinii del regime».
Ieri il governo siriano ha annunciato un amnistia per tutti i cittadini che fino al 12 novembre consegneranno le armi in loro possesso. Chi lo farà sarà «immediatamente rimesso in libertà ». Nei giorni scorsi Damasco aveva stretto un accordo con la Lega Araba: prevedeva il ritiro dei carri armati dalle strade, il rilascio dei prigionieri e l’avvio di trattative con la dissidenza. Ma nel frattempo altri 27 oppositori sono stati uccisi.
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