Grecia. Il referendum della verità 

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In Grecia e nel resto dell’Ue le prospettive sono tutt’altro che rosee, ma alcuni politici paiono non perdere mai il loro senso dell’umorismo. “Spero che il popolo greco si renda conto che votando in questo referendum avrà  la responsabilità  non soltanto del proprio paese, ma anche del resto d’Europa”, ha detto l’ex ministro degli esteri tedesco e leader dell’Spd Frank-Walter Steinmeier.

Il referendum è stato poi cancellato, ma ciò non toglie che l’analisi di Steinmeier sia estremamente divertente. Il “futuro dell’Europa” è l’ultima delle preoccupazioni dei greci. Riuscite a immaginare un disoccupato venticinquenne disposto a votare a favore di riforme radicali in nome del “futuro dell’Europa”? O un funzionario pubblico che è d’accordo a farsi tagliare lo stipendio di un quinto perché “così si aspetta Berlino”?

La stessa cosa, naturalmente, sarebbe accaduta se un referendum sull’euro fosse stato indetto in Germania, cosa che del resto già  molti politici stanno chiedendo. La Bild sicuramente direbbe ai propri lettori se votare per continuare a versare sussidi “ai pigri mariuoli di Atene” o se buttar fuori dalla zona euro i greci.

Minacciarsi a vicenda con i referendum non porta a nulla. Purtroppo, in questo caso i colpevoli sono quei leader europei che hanno sedotto l’opinione pubblica con la visione di un’Europa sempre più democratica, un’Europa nella quale i cittadini avrebbero avuto sempre più voce in capitolo.

Invece hanno creato un edificio che ha davvero poco a che vedere con la democrazia. Da una parte hanno esercitato pressioni per approvare leggi indipendentemente dalla volontà  popolare, e dall’altra, ossessionati dalla visione di una federazione politica ed economica, hanno scommesso il futuro dell’intero continente sulle decisioni prese da leader non molto saggi di paesi non molto grandi.

Georges Dandin, marito confuso di Molière, te la sei proprio cercata. (traduzione di Anna Bissanti)


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