Crescita giù, alta disoccupazione «Pronti a intervenire, se serve»

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 Sembra esplosa una nuova moda: i presidenti delle banche centrali che dichiarano di «comprendere» gli indignados. Dopo Mario Draghi, è stata la volta del presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke.

La battuta su Occupy wall Street è arrivata a conferma della propria «insoddisfazione» per lo stato dell’economia Usa. Nonostante gli sforzi della Fed, infatti, questa rimane estremamente fragile, al punto da costringere il suo istituto a rivedere al ribasso le stime di crescita per quest’anno e i successivi. Così, invece di un +2,5-2,7% stimato in precedenza, ora ci si attende per il 2011 soltanto un + 1,6. Un punto in meno anche per il 2012, consegnato a un comunque ottimistico +2,5-2,9%.
Quello che invece crescerà  sicuramente poco è il lavoro. Il tasso di disoccupazione resterà  elevato (per le statistiche Usa, che considerano «occupato» chi ha lavorato un giorno in una settimana): intorno al 9% quest’anno, con una modesta riduzione attesa per il prossimo (8,5-8,7%). Un ritmo «lento in modo frustrante», ma che la Fed non riesce a far accelerare.
Naturalmente i tassi di interesse restano incredibilmente bassi (tra lo zero e lo 0,25%), in modo da favorire al massimo i prestiti a fine di investimento. bernanke si è spinto a indicare «la metà  del 2013 e forse anche oltre» come l’orizzonte temporale di una politica monetaria «a tasso zero» iniziata addiritura nel 2008. Sembra che la «trappola della liquidità » abbia fatto un nuovo prigioniero, dopo il Giappone.
La variabile che appare più preoccupante è comunque la crisi europea. Ieri mattina un editoriale del New York Times aveva spiegato come «la crisi del debito non è solo un problema europeo, ma una crisi finanziaria transatlantica», visto che «Ue e Usa sono legati dal sistema bancario». In testa ai problemi, il possibile fallimento della Grecia, che il Nyt dà  per certo, anche se forse procrastnato di un anno dall’accordo in Consiglio europeo giovedì scorso.
Qualche segnale di miglioramento, comunque, Bernanke lo ha notato. relativamente agli Stati uniti, ovvio. La «spesa delle famiglie è cresciuta, come anche gli investimenti», mentre «il mercato immobiliare continua a essere un peso» e quelli finanziari fanno venire gli incubi.
Ma un presidente della fed deve essere rassicurante, quasi per statuto. E quindi viene confermato che la banca centrale «vigila molto da vicino», monitora un po’ tutto quel che accade nel mondo e soprattutto è «pronta ad intervenire» anche con altre mosse «non convenzionali». Come l’operation twist iniziata a settembre (vendita di titoli a breve scadenza e acquisto di altri a lungo termine) o gli investimenti su titoli garantiti da ipoteca per far «respirare» il mercato immobiliare. Ma per ora niente nuovo round di quantitative easing (acquisto di titoli spazzatura per garantire liquidità  supplementare). Ossia quello che investitori, sotto sotto, speravano.


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