E il Tesoro offre titoli di Stato direttamente alle famiglie saltando le aziende di credito
MILANO – Il Tesoro sta pensando di fare a meno del sistema bancario, abolendo almeno parzialmente il canale fisico nella vendita di titoli di Stato e rivolgendosi direttamente ai risparmiatori, con il meccanismo delle vendite on line. Non succederà domani – ambienti del ministero dell’Economia parlano di primavera inoltrata 2012 – e non riguarderà ovviamente la totalità dei Bot e Btp da emettere, ma il messaggio è chiaro: il venditore-Tesoro sta studiando il modo per andare alla riscossa, sterilizzando i tentativi di concorrenza strisciante e insidiosa messa in atto dalle banche e rivolgendosi direttamente al risparmio delle famiglie. Correndo anche in parte ai ripari, in un momento in cui le banche sembrano meno disponibili rispetto al passato a comprare titoli di Stato a piene mani.
L’annuncio è stato dato alla fine della settimana scorsa dal responsabile del Debito pubblico italiano, Maria Cannata, durante una presentazione alla Borsa del trading on line. Ma le ragioni sono solo in minima parte tecniche: è stata la stessa Cannata, durante un’intervista tv, a spiegarlo, sottolineando la voglia di utilizzare un canale moderno ma soprattutto la necessità di arginare le avance delle banche. «Abbiamo pensato che l’on line potrebbero essere un buono strumento per facilitare il collocamento di titoli di Stato, visto che non c’è nemmeno bisogno dell’interposizione del personale bancario, che spesso non spinge la sottoscrizione dei titoli di Stato». E’ proprio questo il cuore del problema, spiega a chiare lettere il dirigente del Tesoro: «Quando una persona va allo sportello, in prima battuta gli vengono offerti altri prodotti: o i prodotti della banca stessa o altri, sui quali la banca percepisce maggiori commissioni». Anche a scapito del rendimento e di una grande trasparenza, in termini di prezzo delle negoziazioni successive.
Insomma, il Tesoro cerca di correre ai ripari, in un momento in cui la gestione del debito pubblico e delle aste è sempre più delicata e la concorrenza delle banche più agguerrita: da un lato infatti queste hanno un bisogno crescente di reperire liquidità e fare raccolta in proprio, dall’altra hanno i libri contabili appesantiti proprio dai titoli di Stato, in forte perdita. Insomma, il momento è difficile e il Tesoro sta studiando il modo di aggirare l’ostacolo, saltando in parte la mediazione degli intermediari e rivolgendosi direttamente ai risparmiatori.
D’altro canto, è una strada già praticata almeno in parte in altri paesi europei ed ha il vantaggio della semplicità , soprattutto in Italia, dove il Mot, il mercato dei titoli di stato al dettaglio, è uno dei più efficienti al mondo. In pratica il risparmiatore potrà passare l’ordine direttamente dal suo computer (ove ovviamente abbia un contratto di trading on line) e comprare i titoli pubblici già in asta, al momento dell’emissione. Permettere ai risparmiatori di comprare direttamente sul Mot i titoli, anche nella fase dell’emissione del Tesoro (senza passare dalla prenotazione dei titoli in banca) “salta” il possibile filtro allo sportello. Che sempre più spesso si crea, a svantaggio anche di altri prodotti come i fondi comuni (a settembre in profondo rosso, solo per citare il dato più recente).
Tutto ancora da stabilire invece il meccanismo con cui queste aste “a rubinetto”, come in genere vengono definite queste forme di emissioni, verranno concretamente effettuate, né di quali titoli si tratterà – se obbligazioni già esistenti o titoli ad hoc – e proprio su questi dettagli sta studiando il Tesoro. La soluzione non è attesa prima della tarda primavera.
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