Tunisia nel caos: “Infangata la memoria di Mohammed”

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SIDI BOUZID – «La violenza e le devastazioni di questi ultimi due giorni suonano come un affronto alla memoria di Mohammed». Salem è uno dei quattro fratelli del giovane ambulante che si diede fuoco il 17 dicembre di un anno fa per protesta contro i soprusi del regime. Gli avevano per l’ennesima volta sequestrato la merce, pochi chili di frutta e verdura, con la cui vendita, lui laureato a pieni voti, sbarcava il lunario. Poteva finire lì, l’arroganza del potere era qualcosa con cui al tempo di Ben Ali bisognava fare i conti ogni giorno, ma quello schiaffo in pieno viso assestatogli da un poliziotto, stufo delle sue rimostranze, fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non aveva più senso vivere in paese che prima ti fa studiare e poi ti nega il pane, che ti umilia solo se provi ad alzare la testa. Meglio farla finita, dunque. E con dignità . Ecco perché Mohammed Bouazizi è diventato un simbolo della lotta contro l’oppressione e alla sua memoria non a caso il Parlamento europeo ha di recente assegnato il premio Sakharov per la libertà  di pensiero. La famiglia Bouazizi stentava prima e stenta ancora nonostante gli attestati e i riconoscimenti al loro congiunto che con il suo gesto ha acceso la miccia della “rivoluzione del gelsomino”, primo atto di quella primavera araba che ha fatto cadere come birilli dittature che sembravano granitiche.
Salem e i suoi continuano a vivere modestamente, anche se hanno rinunciato a parecchia migliaia di euro che ricchi imprenditori sauditi volevano offrire per il carretto di Mohammed. «I ricordi come l’onore non sono in vendita», dice Salem. «Pensavamo che caduto il dittatore le cose cambiassero, ma non è stato così. La prova è ciò che è accaduto l’altra notte. Certo colpa degli attivisti di Pétition Polulaire, ma anche di quelli che hanno impedito alle loro liste di partecipare alla competizione elettorale. La morte di mio fratello e di tanti altri innocenti temo non sia servita a granché».
Per ora a Sidi Bouzid sembra sia tornata la calma. La prima notte di coprifuoco è infatti trascorsa senza incidenti e all’alba il mercato ha riaperto i battenti e sono riprese le normali attività . A scatenare le violenze era stata l’esclusione, nelle prime elezioni libere tenutesi nel Paese, di sei liste di Pètition Populaire, formazione legata al magnate anglo-tunisino Hachmi Haamdi. Nonostante gli appelli alla calma sia di Haamadi che di Ghannouchi, il leader del partito islamico moderato Ennahda che ha vinto con più del 41 per cento dei consensi le elezioni di domenica scorsa per l’Assemblea costituente, la loro “guerra” privata continua con scambi incrociati di accuse di rapporti, passati e presenti, col vecchio regime.


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