“Isolati per quattro giorni, ci hanno salvato i parà della Folgore”
AULLA – Hanno sentito arrivare i loro liberatori dal rumore dei fuoristrada, ieri mattina alle 10.30. Sono usciti di corsa dalle case e dal bar per andare ad abbracciarli e si sono trovati davanti un gruppetto di giovani militari della Folgore. Il sole splendeva e c’era pure un elicottero in cielo pronto ad atterrare con i viveri. Cinquantuno persone, soprattutto anziani e un paio di famiglie con bambini, per quattro giorni sono rimasti fuori dal mondo, a scambiarsi cibo e cellulari con un po’ di campo in questo paesino accovacciato a 700 metri sul crinale dei monti che separano la Toscana dalla Liguria. Parana, nel comune di Mulazzo in Lunigiana, è diventata irraggiungibile martedì pomeriggio, quando le frane hanno travolto e distrutto le tre strade che lo collegano al fondovalle. L’acqua qui non ha fatto disastri come più in basso, ha semplicemente tagliato fuori chi ci vive.
Subito dopo la pioggia gli uomini della protezione civile si sono assicurati che nessuno si fosse fatto male, che non ci fossero rischi per le abitazioni e poi si sono dedicati ad altro, alle centinaia di piccole e grandi emergenze che hanno sconvolto questa terra di confine. Così Parana è rimasta sola, fino a diventare l’ultimo paese ad essere liberato dopo l’alluvione. E non è finita: ieri sera i militari se ne sono andati. «Volevamo che restassero, la strada non c’è ancora – racconta Gianluigi, uno dei più giovani a vivere qui – Solo chi ha la jeep passa. Speriamo che si sbrighino a risistemare la provinciale. Mia figlia non è andata per quattro giorni a scuola e io non ho lavorato».
I dodici della Folgore sono allievi del centro addestramento paracadutismo della caserma Gamerra di Pisa. Ci hanno messo quasi due ore per fare una decina di chilometri in mezzo al bosco. Hanno dovuto guadare un fiume a causa del crollo di un ponte. «Siamo gli unici ad avere i mezzi adatti», spiega il colonnello Chiarenza, che ha coordinato le operazioni da Aulla. Un viaggio faticoso ripagato dall’affetto degli abitanti, che hanno accolto i giovani in mimetica come in un giorno di festa. Li hanno abbracciati, portati nelle case, hanno raccontato la loro angoscia di isolati. Da mercoledì, solo un paio di volte l’elicottero dei soccorritori è atterrato da queste parti. La prima per vedere che stessero tutti bene e per portare qualcosa da mangiare. La seconda ieri, quando il velivolo della Guardia di Finanza ha anche trasportato a Pontremoli due anziani che non stavano bene. «Cosa abbiamo fatto? Chi aveva più cibo in casa lo ha dato agli altri – racconta Pierluigi – C’è un bar e ci siamo riuniti lì per parlare di quello che è successo, per stare un po’ insieme. Ci abbiamo passato un sacco di tempo».
Il paese è mezzo disabitato, la gente ha iniziato ad andare via tanti anni fa, quando l’allevamento di pecore, capre e mucche ha smesso di essere redditizio. Qualcuno non se l’è sentita di abbandonare la vecchia vita, altri hanno scelto di lasciare città e cittadine in cerca della tranquillità dei monti e sono saliti fin quassù. Gente abituata a stare da sola, che ieri sera implorava i ragazzi della Folgore di non andarsene, che chiedeva a quel pezzetto di Stato di restare lì. Non è stato possibile e Parana ha trascorso un’altra notte di isolamento.
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