Rendimenti Btp al 6% Record dal ’97 malgrado l’intesa Ue

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MILANO — Nuovo record (negativo) per il debito pubblico italiano. All’asta di Btp di ieri, uno degli appuntamenti più importanti di quest’anno, i tassi hanno sfondato la soglia del 6% sulla scadenza decennale. Il rendimento pagato dai titoli in scadenza nel marzo 2022 è volato al 6,06%, contro il 5,86% di settembre. Un tasso così alto non si era mai visto negli anni di vita dell’euro: per tornare a un costo del debito così alto bisogna arrivare al 1997. Il Tesoro italiano ha collocato complessivamente 7,935 miliardi di titoli di Stato, meno degli 8,5 massimi previsti, anche se la forchetta partiva da un minimo di 5,25 miliardi. La domanda dei decennali ha raggiunto quota 3,793 miliardi.
Tensione anche sul Btp in scadenza nel luglio 2014, aggiudicato al 4,93%, il massimo dal novembre del 2000 (dal 4,68% di settembre). Sulla scadenza a due anni il premio di rendimento sul corrispondente titolo tedesco ha sfondato i 400 punti, sopra lo spread decennale.
Sul fronte delle agenzie di rating è invece la Grecia a essere ora nel mirino. L’agenzia Fitch ha affermato con un comunicato che il taglio del 50 per cento previsto sui pagamenti dei titoli di Stato ellenici può essere considerato un evento di default. Ma, al tempo stesso, in un altra nota l’agenzia ha aggiunto che, in base ai termini concordati, il rating delle nuove emissioni della Grecia potrebbe migliorare: dal «CCC» attuale a «B». Sarebbe comunque una categoria «post default».
Meglio va al fondo europeo salva Stati, lo «European financial stability fund» nella versione rafforzata dopo l’intesa dei leader Ue: Fitch ha assegnato il rating AAA (il giudizio più alto). E Standard & Poor’s ha confermato il suo AAA.
Intanto, complice l’impennata dei tassi sui Btp, la Borsa italiana si è ieri rivelata la «pecora nera» tra i grandi listini internazionali: Milano ha chiuso con un pesante -1,78%, mentre le altre Borse sono riuscite sostanzialmente a consolidare, chi più chi meno, i superguadagni del giorno prima.
Il record raggiunto dal rendimento del Btp decennale è un dato «allarmante», ha commentato la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia al Tg2, sottolineando che «i mercati mostrano che non c’è ancora fiducia in noi». Con le preoccupazioni maggiori che si concentrano sul medio-termine, dai due ai cinque anni. Lo dimostra l’andamento anomalo della curva degli spread italotedesca, dove il differenziale raggiunge il picco sulle scadenze a cinque anni (445 punti base) per poi scendere intorno a quota 380 tanto sui 10 quanto sui 30 anni.
Un altro dato allarmante è il confronto tra lo spread italotedesco (a 10 anni) e il corrispondente differenziale con Berlino degli altri Paesi sotto tensione. Nell’ultimo mese tutti gli spread sono scesi di almeno 60-70 punti base, tranne quelli di Italia e Spagna. Madrid, però, paga sul debito 50 punti base in meno di Roma.


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