Il tempo impazzito e l’incuria di Stato

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Ma non è purtroppo una fatalità  questa “tragedia annunciata”, come la definisce polemicamente il Wwf denunciando l’assenza di un presidio sul territorio in grado di prevenire le conseguenze del dissesto idro-geologico. Ed è tutt’altro che casuale la coincidenza fra la crisi economica e l’emergenza ambientale, perché discende dalla lunga storia del Malpaese e dai tagli drastici imposti dalla dissennatezza di questo governo.
Con il suo drammatico bilancio di vittime e di danni, l’alluvione che in poche ore ha messo in ginocchio il Nord è in qualche modo una metafora della nostra imprevidenza e della nostra incuria. Consumo del territorio. Cementificazione selvaggia. Condoni a ripetizione. Distruzione del patrimonio naturale. Abbandono delle campagne e dell’agricoltura. Dissipazione delle risorse ambientali ed economiche. Un malgoverno che certamente viene da lontano, ma raggiunge oggi la sua terrificante apoteosi.
Non esagerano questa volta i Verdi ad annunciare un esposto contro lo Stato per disastro colposo. «C’è un problema di mancata prevenzione», come ammette lo stesso capo della Protezione civile, Franco Gabrielli. Non ha torto perciò il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, quando contesta a Berlusconi e Tremonti di aver tagliato il 90% dei fondi per l’ambiente.
Dai 44 miliardi di euro preventivati per mettere in sicurezza il territorio italiano, di cui 27 per il Centro-Nord, siamo scesi – secondo i senatori “ecodem” Francesco Ferrante e Roberto Della Seta – ad appena 31 milioni. Nel frattempo, il povero ministro Stefania Prestigiacomo ha minacciato più volte le dimissioni e versato lacrime di rabbia, ma non è riuscita a ottenere di più. E ora il suo collega Ignazio La Russa rivendica bellamente l’invio di qualche centinaio di militari sui luoghi del disastro, dopo che la Difesa ha stanziato 16 miliardi per l’acquisto di nuovi aerei da combattimento.
Venticinque milioni di danni alla viabilità  in Liguria. Danni alle campagne per decine di milioni, come denuncia la Confederazione degli agricoltori. Frane, crolli e macerie. Il paese di Monterosso cancellato e tanti altri evacuati. Sembra un bollettino di guerra, ma è solo il primo inventario di questa alluvione prevista e annunciata.
Quando alla fine si faranno tutti i conti, si scoprirà  verosimilmente che lo Stato dovrà  spendere molto di più di quanto il Tesoro ha tagliato. Ma nessuno potrà  restituire la vita alle vittime del maltempo e del malgoverno. «Sono tributi molto dolorosi che paghiamo ai mutamenti climatici», avverte con saggezza il presidente Napolitano. E alle soglie della Terza rivoluzione industriale, il suo – più che un conforto di circostanza – suona come un appello a modificare radicalmente la politica energetica, per salvaguardare l’ambiente e la sicurezza collettiva.


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