P4, Papa in aula senza manette barba lunga e abbracci alla moglie
NAPOLI – Il deputato ricompare in aula con barba lunga e tuta da jogging dopo cento giorni di carcere, saluta la moglie e alza i pollici per dire “non mi arrendo”, prima di rientrare a Poggioreale. Il grande lobbista, invece, non si vede in aula, ma gioca d’astuzia e si sfila dal processo grazie a un patteggiamento. Così Luigi Bisignani, l’abile burattinaio, esce dalle tenaglie del caso P4 lasciando il solo il parlamentare Pdl Alfonso Papa sul banco degli imputati.
Nel processo alla rete di ricatti e veleni, Bisignani, da quattro mesi agli arresti domiciliari, gioca la carta di un vizio di forma (la mancata notifica ad uno dei suoi legali) per riaprire i termini e chiedere il patteggiamento. I pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio hanno già detto sì, motivando il consenso con la «costante collaborazione» fornita, nel corso di dichiarazioni spontanee e di cinque interrogatori, da uno degli uomini più influenti del paese. Bisignani, infatti, dal primo momento ha raccontato che Papa gli girava notizie riservate, chiedendogli – secondo l’accusa – di intercedere presso Verdini per entrare in Parlamento.
Sul patteggiamento deciderà il giudice Luigi Giordano. È una mossa dal doppio vantaggio. Che consolida l’impianto accusatorio, consente ai pm di utilizzare l’eventuale sentenza e le dichiarazioni del teste Bisignani nel processo a carico di Papa e regala all’imputato lo sconto sulla pena. Il lobbista è pronto, infatti, a dichiararsi responsabile non solo delle tre ipotesi di favoreggiamento al centro di questo processo, ma anche dei reati di associazione per delinquere, tentata concussione e intrusione abusiva nei sistemi informatici. Contestazioni che si trovano ancora nella fase delle indagini preliminari: il gip le aveva escluse, il Riesame le ha ritenute sussistenti, e su questo aspetto dovrà pronunciarsi il 7 novembre la Corte di Cassazione. Il patteggiamento all’orizzonte rende per Bisignani più vicino il ritorno in libertà . Condizione ancora troppo lontana, invece, per Papa. Che ieri ricompare in pubblico, alla prima udienza del giudizio immediato.
Nell’aula 119, il deputato arriva dal carcere senza manette, attraversa la gabbia ma la lascia subito, autorizzato a sedere accanto ai suoi avvocati. I suoi colleghi parlamentari in visita nel padiglione Firenze lo avevano descritto «depresso», accusando la Procura di «un trattamento al limite della tortura». Ancora ieri, il perito di parte, Mario Pannain, sottolineava: «Ormai va avanti con ansiolitici e antidepressivi». Eppure Papa – imputato per corruzione, concussione, estorsione – si mostra risoluto e dignitoso. Dimagrito, ma non abbattuto, alza i pollici, manda baci alla moglie Tiziana Rodà , saluta con la mano gli anziani genitori. Alla fine, il presidente del Tribunale autorizza un breve abbraccio con i familiari: Papa sussurra qualcosa alla moglie, lei gli parla dei loro ragazzi, lui le sussurra “ti amo”. Un attimo dopo, tornano a separarsi. Lui torna in cella, unico imputato della rete P4.
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