«È stato come uno tsunami» Sette vittime sotto il fango
MONTEROSSO (La Spezia) — A Borghetto ne piangono quattro, ad Aulla due, a Monterosso uno. Inghiottite dall’acqua e dal fango, sono le vittime accertate del nubifragio che ha flagellato la Liguria di Levante, dalla Val di Vara alle Cinque Terre, e la Toscana settentrionale della Lunigiana. Sei corpi senza vita, recuperati (tranne quello di Monterosso) fra la melma di paesi devastati dalla furia del tempo: in poche ore 367 mila metri cubi di pioggia, il doppio della capacità del lago del Vajont, per dire delle dimensioni di una tragedia senza precedenti.
E il tributo di sangue è provvisorio. Almeno dieci i dispersi, tre solo a Vernazza, tra cui il gelataio, il venditore di souvenir e una signora anziana. Il bollettino dell’Unità di crisi installata a La Spezia parla di 300 sfollati ad Aulla, 130 a Vernazza, dei quali un centinaio di turisti stranieri, 200 a Monterosso. Numeri imponenti anche per i soccorsi: una task force di centinaia di uomini, fra Protezione civile, Vigili del fuoco, carabinieri, polizia, volontari e pure l’esercito, che è atteso oggi a Borghetto Vara e a Brugnato, l’epicentro della violenta ondata di maltempo. In Lunigiana all’opera anche i Ricognitori che con il Corpo forestale hanno cercato di raggiungere alcune frazioni isolate. Due le situazioni più preoccupanti: Parano a Mulazzo dove abitano 50 persone, e la frazione Sadano ad Aulla dove abitano 250 famiglie. Tra Genova e La Spezia la linea ferroviaria resta interrotta nella tratta Monterosso-Corniglia. Per frana è chiusa anche l’A12 mentre l’A15 Parma-La Spezia è allagata per l’esondazione del fiume Magra.
«Sono le conseguenze molto dolorose che paghiamo, ma che si pagano in molti paesi, per quelli che purtroppo sono o cambiamenti o grossi turbamenti climatici», è stato il commento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Purtroppo non si è riusciti a impedire che ci fossero vittime», ha aggiunto esprimendo la propria vicinanza alle famiglie colpite. Nel frattempo la Protezione civile ha inviato squadre di funzionari esperti e di volontari. A Monterosso, Vernazza, Brugnato e Borghetto non c’è luce, non c’è acqua potabile, non c’è riscaldamento. Sono centinaia le persone che hanno trascorso la notte al freddo. Molti sono anziani. In particolare a Monterosso, paese patrimonio dell’Unesco, dove via Roma si è trasformata in un torrente di acqua e fango, sommergendo le abitazioni. I volontari hanno distribuito a tutti il necessario per superare la seconda notte: due candele, due scatolette di tonno, una mozzarella, due mele e grissini. Ci sono persone che sono rimaste sedute per ore davanti ai negozi devastati. «Controllo che non entrino nell’albergo di mio figlio, ne hanno già presi due di sciacalli», sospira un pensionato. Accanto a lui un uomo con la pala, Franco Moggia, un tempo farmacista, ha uno slancio d’orgoglio: «Una tragedia peggiore dell’alluvione del ’66 e io allora c’ero. Ma non aspetteremo le sovvenzioni del governo». Ha perso due negozi, un vigneto, un orto e due automobili portate via dall’acqua come foglie. Gli occhi sono lucidi: «Sarà dura ma ce la faremo».
Nelle Cinque Terre la stagione era stata lunga e generosa. «Ma il castigo è stato terribile», sussurra Guido De Angelis che aveva un bazar e che ora sta mangiando due grissini in una stanza dove ha portato tutto quello che poteva, compresa la moglie. Mentre fuori della finestra, mugola Penny, il suo bastardino, legato al davanzale: «Non vuole più entrare». E poi ci sono i vecchi come Maria Celsi che viene a prendere le due candele e ringrazia: «Devo tornare da mio marito che è a letto». La Croce bianca teme la rabbia delle persone se non si riesce a evacuare subito tutti. Una signora anziana voleva calarsi con una fune dalla finestra. «Domani lo farà se non andiamo a prenderla». Sulla costa è arrivata l’onda lunga delle esondazioni del fiume Vara e del Magra. Un’onda partita dall’entroterra, dalla Val di Vara e dalla Lunigiana. Per il sindaco di Aulla, Roberto Simoncini, «è stato un vero e proprio tsunami che ci ha colti di sorpresa». Il suo collega di Monterosso, Angelo Betta, piange: «La perla non c’è più».
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