La Clinton minaccia il Pakistan

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Secca la risposta del capo delle forze armate pachistane, e vero leader del Paese, generale Ashfaq Parvez Kayani: “Noi abbiamo chiuso con le operazioni militari. E gli Stati Uniti ci pensino dieci volte prima di attaccare il Pakistan, perché noi non siamo l’Iraq o l’Afghanistan: siamo una potenza nucleare”.

Toni forti che si accompagnano a un’inquietante nervosismo militare sul terreno.
Gli Usa stanno ammassando truppe e mezzi militari sul lato afgano del confine con il Nord Waziristan: centinaia di soldati, carri armati, artiglieria a lunga gittata ed elicotteri da combattimento sono stati posizionati nei distretti frontalieri della provincia di Khost.

Poco più a sud lungo il confine, nella provincia afgana di Paktika, i cannoni americani ha iniziato a rispondere ai sempre più massicci e precisi lanci di razzi da 107 e 122 millimetri (di fabbricazione cinese e russa) da parte pachistana. Lanci che vengono effettuati da postazioni a ridosso di istallazioni militari pachistane.

I lanci, hanno denunciato ufficiali Usa al New York Times, avvengono sotto il naso dei Frontier Corps pachistani, che non sono mai intervenuti né per fermare il fuoco né per fornire agli americani le coordinate di lancio da colpire. “Questi attacchi sono roba dei militari pachistani, chi ci attacca riceve aiuto da loro”, ha dichiarato un ufficiale.

I comandi Usa hanno autorizzato i militari a rispondere al fuoco con l’artiglieria, ma finora hanno rifiutato ogni loro richiesta di compiere incursioni in territorio pachistano. Se vi fossero vittime, però, gli ordini potrebbero cambiare.

Tranne il presidente afgano Hamid Karzai – che se n’è uscito dicendo che se gli Usa attaccheranno il Pakistan, l’Afghanistan si schiererà  al fianco di Islamabad – nessuno crede realmente che gli Usa possano sferrare un’offensiva terrestre in Nord Waziristan. A partire dai generali pachistani, che non sembrano tremare di paura di fronte alle minacce della Clinton.

Al di là  di qualche limitata incursione, clandestina o coordinata – non sarebbe la prima volta – creare uno stato di tensione più o meno reale al confine con il Pakistan, secondo molti commentatori, serve a Washington per avere un ulteriore giustificazione al mantenimento delle proprie truppe in Afghanistan.


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