Gli Shabaab somali all’attacco due attentati nel cuore di Nairobi

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UN MINUSCOLO discopub e una fermata dell’autobus all’ombra dei 22 piani della Rahimtulla Tower: è nel cuore finanziario e commerciale della capitale kenyana Nairobi che due attentati dinamitardi a poche ore di distanza ieri hanno provocato un morto e oltre trenta feriti. Una granata è esplosa all’una e un quarto di lunedì notte in un pub chiamato Mwaura’s nella centralissima Mfangano Street ferendo i pochi avventori rimasti, una seconda bomba ha colpito poco dopo le otto di sera un marciapiede dove decine di lavoratori si accalcavano alla conquista di un posto su un matatu, un minibus che li riportasse a casa. «Ce lo aspettavamo», commenta un passante sporgendo la testa oltre il cordone della polizia verso un corpo riverso a terra senza vita. «Certo non così presto».
È trascorsa appena una settimana da quando centinaia di soldati kenyani hanno varcato il confine somalo a caccia delle milizie islamiche degli Shabab, responsabili secondo Nairobi dei rapimenti di due cooperanti spagnole di Medici senza frontiere nei pressi del campo profughi di Dadaab e di due donne, la britannica Judit Tebutt e la francese Marie Dadieu, nell’arcipelago di Lamu, una delle località  turistiche più famose della costa kenyana. «Non lasciate che le fiamme di questa guerra si rovescino nel vostro Paese», aveva subito minacciato il gruppo islamico alleato di Al Qaeda che controlla gran parte della Somalia centro-meridionale e la città  costiera di Chisimaio, negando ogni coinvolgimento nei sequestri, e gli Stati Uniti non avevano tardato a mettere in guardia contro il rischio imminente di «attacchi terroristici» in centri commerciali o discoteche di Nairobi frequentati da occidentali.
Ora si teme che il conflitto si allarghi. Contingenti stranieri si sarebbero uniti all’offensiva contro gli Shabab: a detta del portavoce militare Emmanuel Chirchir, «uno dei nostri partner», gli Stati Uniti o la Francia, avrebbero condotto le incursioni aeree dei giorni scorsi, mentre una nave da guerra francese avrebbe bombardato la città  di Koday, a Sud di Chisimaio. Se gli Stati Uniti hanno subito negato ogni coinvolgimento dell’esercito statunitense o della Cia nei recenti raid militari in Somalia, il portavoce del ministero della Difesa francese si è limitato ad ammettere di aver fornito al Kenya «solo aiuti logistici», un aereo cargo per trasportare materiale dall’aeroporto di Nairobi sino a uno scalo settentrionale.
Un coinvolgimento delle potenze militari occidentali costituirebbe una svolta significativa nel conflitto contro gli Shabab, proprio mentre il presidente Sheik Sharif Sheik Ahmed del governo transitorio somalo che a stento controlla Mogadiscio ha giudicato però «inappropriato e inaccettabile» l’intervento kenyano contraddicendo un comunicato stampa congiunto dei due governi della scorsa settimana sulla loro «lotta comune». Il timore di Ahmed, concordano gli osservatori, è che il Kenya – più che destituire gli Shabab – voglia stabilire il controllo sugli snodi strategici e commerciali dislocati al confine con la Somalia.


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