Bruxelles aspetta Roma «Spagna, Portogallo e Irlanda fuori pericolo»

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Il caso Italia, tirato fuori dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese Nicolas Sarkozy, blocca e condiziona le misure da attuare per il salvataggio della Grecia e del sistema bancario europeo.
Una cosa è ricapitalizzare le banche, chiedere ai privati di pagare una quota delle perdite sui titoli di Stato e far intervenire il Fondo salva Stati in relazione al debito della Grecia nell’ordine dei 300 miliardi di euro. Ben altro affare sarebbe fare i conti con l’esposizione dell’Italia, che è pari a circa il 120% del Pil, vale 1.900 miliardi e potrebbe provocare serie conseguenze sistemiche nell’intera Eurozona (Germania compresa). Un po’ tutte le misure anticrisi andrebbero riparametrate molto al rialzo. L’Europa preferisce così attendere se mercoledì arriveranno adeguate misure e rassicurazioni dal premier Silvio Berlusconi.
Sarkozy ha detto che Irlanda, Portogallo e Spagna hanno reagito bene alla crisi e «non sono più in prima linea». Insieme alla Merkel ha incontrato solo i premier di Italia e Grecia, rimaste sole nel mirino. Anche l’ultimatum di Van Rompuy a Berlusconi ha confermato che le decisioni anticrisi da prendere restano condizionate da quanto arriverà  da Roma.
In linea generale Merkel e Sarkozy hanno benedetto l’intesa dell’Eurogruppo/Ecofin dei ministri finanziari sulla ricapitalizzazione delle banche con un centinaio di miliardi di euro. Ma restano divisi su come salvare la parte del sistema bancario (soprattutto francese e tedesco) in difficoltà  a causa dell’esposizione sulla Grecia. Berlino è contraria a far pagare l’Ue tramite il Fondo salva Stati e la Banca centrale europea (Bce). Vorrebbe elevare le perdite a carico dei privati sui bond greci al 50-60%. Parigi ritiene questo conto troppo salato per le banche francesi e sollecita il coinvolgimento della Bce. Ma l’asse franco-tedesco teme che, se si aprisse il caso Italia, vedrebbe svanire la speranza di quella soluzione vincente cercata inutilmente negli ultimi due anni. Nessuno sa come la speculazione da oggi accoglierà  l’indice puntato contro Berlusconi dall’asse franco-tedesco nel summit di Bruxelles. Potrebbe scaturirne un problema aggiuntivo.
Sarkozy ha ricordato che il debito pubblico si sviluppa nell’arco di decenni. Non si può risolvere tutto di colpo. Inoltre nel contesto Ue i problemi finanziari si intrecciano con quelli politici. «La cancelliera Merkel è responsabile per la Germania e io per la Francia, ma oggi noi ci ritroviamo a prendere delle decisioni importanti per Paesi in cui non siamo stati eletti — ha affermato Sarkozy —. Paesi dove non ci sono solo problemi tecnici, ma anche sociali. Dove ci sono molta sofferenza e manifestazioni di piazza». Proprio le sommosse popolari in Grecia convincono vari governi a frenare la richiesta della Merkel di modificare i Trattati Ue per imporre il controllo e le misure di austerità  di Bruxelles (e di Berlino) ai Paesi dell’Eurozona con i conti pubblici fuori controllo. «Abbiamo detto espressamente che le modifiche dei Trattati non possono essere escluse» ha insistito la cancelliera, che vuole garantire ai connazionali di non dover mai più affrontare in futuro vicende come quella della Grecia.
Lo scontro politico non è circoscritto all’interno dei 17 dell’Eurogruppo. Gran Bretagna, Polonia, Svezia e altri Paesi Ue esterni alla zona euro hanno contestato che decisioni decisive per tutta l’Europa possano essere prese in esclusiva dai capi di governo della zona euro. Van Rompuy ha mediato e gestito la protesta aggiungendo un altro summit con tutti i 27 Stati membri all’attesissimo Eurogruppo a 17 di mercoledì prossimo.


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