Spunta l’addizionale Irpef sull’aliquota più alta

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ROMA – Un concordato di massa, con centinaia di migliaia di «inviti» agli evasori a «patteggiare», per rastrellare 5 miliardi. E’ questa la soluzione che avanza all’interno del governo, confermata dallo stesso presidente del Consiglio Berlusconi che ha ammesso che sulla sanatoria c’è «una discussione in corso». La proposta è emersa dalla riunione della cabina di regia di martedì notte e porta la firma di due esponenti del Pdl, l’ “anti-tremontista” Guido Crosetto e lo specialista di questioni fiscali Maurizio Leo. Sull’operazione tuttavia pende il punto interrogativo del giudizio del ministro dell’Economia Giulio Tremonti il quale ieri è tornato a rivendicare la politica dei «rubinetti chiusi» alla spesa pubblica: «Non aver fatto una politica di stimoli è stata una felix culpa», ha detto.
Il concordato di massa dovrebbe ricalcare quello già  messo in campo nel 1994 dall’allora ministro Tremonti, e fare perno sull’istituto, già  presente nel nostro ordinamento tributario, dell’«accertamento con adesione». In pratica l’Agenzia delle Entrate dovrebbe fare uno screening dei contribuenti (grazie a banche dati e anagrafi varie), individuare gli evasori ed inviare una montagna di inviti ad aderire al concordato. La differenza con l’attuale accertamento con adesione, che consente al singolo contribuente, una volta «accertato» dalla Finanza, di optare per la via del patteggiamento, previo contrattazione con l’amministrazione finanziaria, è che l’operazione di massa non prevederebbe singole contrattazioni con l’Agenzia delle entrate, ma sarebbe del tipo «prendere o lasciare», o accetti o l’accertamento va avanti e sono guai peggiori.
Naturalmente il concordato di massa rientra nella famiglia delle sanatorie, con tutti i problemi etici conseguenti. Tuttavia il concordato tecnicamente non è un vero e proprio condono perché l’evasore viene individuato dall’amministrazione finanziaria e – secondo il progetto in discussione – l’adesione non chiude la strada ad ulteriori accertamenti e non sana i reati.
Tre le proposte sul tavolo del governo anche altre misure: si parla di una addizionale Irpef del 5 per mille sull’aliquota più alta, quella del 43 per cento (sopra i 75 mila euro) e anche di emissioni di titoli di Stato a tassa più bassi di quelli di mercato garantiti dal patrimonio pubblico.
Mentre l’efficacia del decreto sviluppo è sempre appesa al filo delle risorse, un nuovo monito arriva da parte del Quirinale: Bisogna «abbattere il debito gradualmente – ha detto Napolitano – ma a ritmo sostenuto e costante, puntando insieme ad una nuova fase di crescita». Replica di Berlusconi che è tornato sulla sua posizione di martedì («Non ci sono soldi»): «Stiamo lavorando, ma non è facile, ci sono problemi». Per risolverli, dopo il vertice di martedì della «cabina di regia», Tremonti oggi vedrà  al Tesoro i ministri per fare il punto sulle misure per lo «sviluppo». Mentre continuano i maldipancia: ieri i parlamentari della maggioranza, Urso, Ronchi e Scalia, hanno minacciato di non votare il provvedimento se sarà  «senza risorse e senza riforme».


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