Cartello tra banche per manipolare l’Euribor

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MILANO – Gli uffici di alcune delle principali banche europee sono stati perquisiti martedì dai funzionari dell’Ue nell’ambito di un’indagine su un presunto cartello per pilotare l’andamento dei tassi d’interesse. Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati documenti che potrebbero dimostrare le collusioni tra alcune delle 44 banche che determinano l’andamento dello “Euro interbank offered rate”, meglio noto come Euribor. Quest’ultimo è il tasso in base al quale ogni anno vengono calcolati gli interessi pagati su transazioni finanziarie per migliaia di miliardi di euro, dai mutui sulla casa a prodotti più sofisticati come i derivati.
Tra le banche perquisite ci sarebbero Deutsche Bank e Royal Bank of Scotland, ma entrambi gli istituti, come del resto anche Ubs, Barclays, Hsbc e Bnp Paribas, non hanno voluto rilasciare commenti. Le tre banche italiane che fanno parte del consorzio che determina l’Euribor sono Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banca Monte dei Paschi di Siena. Il consigliere delegato di Intesa Corrado Passera ha dichiarato di non sapere nulla dell’indagine mentre a Unicredit non risultano ispezioni nelle proprie sedi.
L’indagine è condotta dall’ufficio del commissario europeo per la Concorrenza Joaquin Almunia che ha fatto dei mercati finanziari una delle sua priorità . Secondo una portavoce della Commissione europea tutti i prodotti finanziari su cui si stanno concentrando le indagini appartengono alla famiglia dei derivati sui tassi d’interesse denominati in euro. Le autorità  europee non hanno fornito dettagli sulle ipotesi investigative.
Secondo Diego Valiante, un ricercatore dello European capital markets institute di Bruxelles, «tra le diverse banche esistono speciali accordi per la condivisione di informazioni a fini commerciali» e gli investigatori della Ue «starebbero cercando di capire se questi patti sono finalizzati a rendere più difficoltoso l’ingresso di nuovi player nel settore». E secondo Cedric Quemener, il manager a capo di Euribor-Ebf, l’organismo che determina l’Euribor, sarebbero state perquisite solo alcune delle 44 banche in 15 paesi che partecipano alla determinazione del tasso. Per manovrare il tasso «sarebbe necessario un accordo tra così tanti istituti di credito di così tanti paesi diversi che la cosa non sarebbe fattibile», sostiene Quemener.
L’indagine dell’Unione europea fa parte di un’inchiesta più ampia, iniziata oltre un anno fa e ancora in corso, sul “London interbank offered rate”, o Libor, un altro tasso interbancario di riferimento. Il lavoro investigativo in questo caso viene condotto congiuntamente dalle autorità  europee, britanniche, americane e giapponesi.
Quello del Libor è stato un tema caldissimo durante la crisi finanziaria negli Usa quando alcune banche facevano credere di avere costi di finanziamento più bassi della realtà  per non venire percepite come più “rischiose” rispetto ai propri concorrenti.
Le ispezioni della Ue sono avvenute martedì, ma la notizia ha iniziato a circolare soltanto ieri. Uno dei banchieri coinvolti le ha definite «più delle visite che dei raid». Certo è che gli ispettori si sono presentati nelle sedi degli istituti di credito senza preavviso forti del fatto che in base alle leggi europee hanno diritto a compiere perquisizioni e sequestrare documenti ogni volta che indagano su presunti casi di violazioni delle norme sulla concorrenza.


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