Lavoro, ancora tagli in Europa Axa e Philips limano 6mila posti

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Ancora tagli al personale, come risposta per non soccombere nella crisi economica dell’Europa. Da ieri 6mila posti di lavoro – 4.500 in Philips, 1.500 in Axa – sono a perdere; si uniscono ai 100mila tagli annunciati nel solo settore bancario, e a qualche decina di migliaia nel settore industriale.
Il gigante dell’elettronica olandese non sta più dietro alla concorrenza asiatica, specie sulle produzioni di schermi televisivi al plasma, dove dal 2007 ha perso un miliardo di euro e di cui vorrebbe disfarsi da aprile, ma la trattativa con Tpv, un gruppo di Hong Kong, finora ha avuto poca fortuna. Intanto, nei tre mesi chiusi a settembre, le tv di Philips hanno perso 54 milioni. «La perdita di 4.500 posti è spiacevole ma inevitabile per migliorare il nostro modello operativo e per essere più agili, leggeri e competitivi» ha detto l’amministratore delegato Frans van Houten, precisando che 1.400 posti saranno tagliati in Olanda, e il tutto sarà  effettivo entro il 2014 per ridurre i costi di 800 milioni di euro (la metà  grazie ai suddetti tagli).
La situazione non florida di Philips emerge anche dai conti del terzo trimestre: un calo dell’85% dell’utile netto, limato a 76 milioni, un margine operativo lordo dimezzato da 647 a 368 milioni, ma restano confermati gli obiettivi al 2013 (fatturato in crescita fra il 4 e il 6%, Mol +1012%). Le notizie hanno fatto aprire bene il titolo ad Amsterdam, salvo poi planare come il resto dei listini (1,89% la chiusura).
La scure è imbracciata anche dal management di Axa, il leader delle polizze francesi che secondo il Financial Times Deutschland ridurrà , entro il 2015, circa 1.500 posti di lavoro in Germania, un sesto del totale nel paese. Il gruppo non ha voluto commentare la notizia, ma si tratterebbe di un piano per ridurre le spese “tedesche” di Axa del 20% (pari a 220 milioni di euro). I sindacati ancora non sarebbero al corrente della scelta. Axa sul listino di Parigi ha ceduto l’1,74%.
I licenziamenti annunciati ieri sono gli ultimi di una lista chilometrica, con cui i manager occidentali tentano di gestire la leva dei costi, mentre quella delle entrate si sfarina tra le loro mani. Oltre alle banche, protagoniste in negativo di questa dinamica, negli ultimi tempi hanno sforbiciato tra le altre Nokia (telefonia, 3.500 posti), Bae Systems (difesa, 3.000 posti), Bbc (media, 2.000 posti). Sul fronte bancario, ieri, ha mostrato segni di stasi Wells Fargo, con utili saliti del 21% nel trimestre (meno delle attese e con ricavi deludenti) e solo per aver dimezzato delle poste contro future perdite (scese a 1,8 miliardi di dollari); anche il gruppo californiano ha annunciato che ridurrà  i costi, del 12%. La rivale Citigroup, invece, ha battuto le attese, con un netto trimestrale di 3,8 miliardi di dollari, +74% da un anno fa.
(a.gr.)


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