L’ultima beffa della Rc Auto la compagnia mette alla porta gli assicurati più virtuosi

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MARIO, lo chiameremo così, non l’ha presa bene. La sua vecchia compagnia di assicurazione gli ha dato il benservito. Con una lettera che spazza via tutti quegli anni passati a pagare puntualmente la polizza. C’era stato un solo incidente con colpa, due anni prima di quella disdetta che lo mette alla porta.
Mario però non ne vuole sapere, in fondo con quel “marchio” si trova bene. E allora, norme alla mano, pretende un altro contratto. L’assicuratore prima nicchia, poi risponde con una nuova proposta pronta per essere firmata. Manca solo un piccolo particolare: il prezzo. Che di colpo passa da 1.600 euro l’anno per la sola responsabilità  civile, a 9mila euro, quasi sei volte di più. La storia di Mario è diventata un caso di scuola tanto che l’Isvap, ricevuta la denuncia del cittadino, ha aperto un fascicolo e tra qualche settimana appiopperà  una multa salata all’impresa che ha tradito la fiducia del suo assicurato. Ma questa sanzione basterà  a scoraggiare altri casi come questo?
La disdetta
Quel che sembra un caso limite, in realtà  coinvolge ogni anno migliaia di automobilisti con pochi o a volte nessun incidente alle spalle. Improvvisamente arrivano disdette a pioggia, e l’obbligo ad assicurare viene aggirato con nonchalance. Ma perché le compagnie disdicono le polizze, invece di fare pulizia nell’azienda, tagliare i rami secchi e le inefficienze? Semplicemente perché preferiscono ridurre il rischio, ripulire il portafoglio da possibili sorprese. E puntano sulla scorciatoia della “cacciata” dei clienti che ritengono meno affidabili, anche se fedelissimi negli anni. Basta una piccola macchia (a volte nemmeno quella) per far suonare il campanello d’allarme negli uffici delle aziende del settore. Che, legge alla mano, procedono alla rescissione dei contratti. Sì, perché le norme in vigore, nate per garantire l’assicurato e favorire la concorrenza, in realtà  mettono le imprese in una posizione invidiabile: anche loro possono “disdettar” polizze senza problemi. A partire dal 2006, il nuovo Codice delle Assicurazioni private ha introdotto una disciplina con tempi di preavviso ridotti a 15 giorni.
Quello delle disdette è un fenomeno che, sulla spinta della crisi economica, rischia di esplodere: automobilisti con alle spalle decenni di guida “pulita” senza nemmeno un sinistro, e incappati magari in uno o due incidenti nell’arco degli ultimi tre anni, si vedono recapitare dal postino il benservito. E la legge prevede addirittura la possibilità  di disdire anche nei confronti di chi non ha fatto incidenti e, di fatto, è diventato così virtuoso da risultare antieconomico nel meccanismo bonus-malus. A quel punto scatta la spasmodica ricerca di una soluzione: c’è chi chiede di restare con lo stesso “marchio” (è un diritto dell’automobilista) e chi va in cerca dell’alternativa (spesso costosa).
L’ELUSIONE
Ma c’è anche un altro sistema per tenere lontani automobilisti poco affidabili, troppo giovani e inesperti, o semplicemente residenti in aree giudicate a rischio truffa (il Sud, ma non solo): si propongono tariffe fuori mercato, anche cinque o sei volte più alte del normale per convincere il malcapitato guidatore a cercare altrove la propria polizza. In questo caso si verifica una “elusione dell’obbligo a contrarre” le polizze, un dovere per le assicurazioni sancito anche dalla Corte di Giustizia europea. Nei prossimi giorni, l’inadempimento verrà  sanzionato con multe milionarie dall’Isvap. Negli ultimi mesi, i due fenomeni stanno rapidamente contagiando le agenzie e molti automobilisti rischiano di pagare polizze più care anche del 30% per assicurare di nuovo il proprio veicolo.
Soltanto l’anno scorso le imprese hanno ricevuto ai propri centralini 114mila reclami. Di questi, 70mila riguardano la Rc auto. E se il 70% tocca il tema dei risarcimenti, gli altri casi sono stati causati proprio da disdette e classi bonus-malus incoerenti. Nei prossimi giorni arriveranno le prime pesanti sanzioni nei confronti di tre società  entrate nel mirino dell’istituto di vigilanza per il fenomeno dell’elusione. Entro il 2011 toccherà  ad altre undici compagnie. In totale ci sono 14 gruppi assicurativi sui quali si abbatterà  la scure dell’Isvap per quasi 30 milioni di multe che vanno ad aggiungersi ai 31 già  cumulati per altre motivazioni nel corso del 2011. Il montante record arriva a 60 milioni. Le 14 compagnie rappresentano quasi il 20% del mercato. Segno che in alcune aree del Paese almeno due compagnie su dieci applicano sistematicamente l’elusione.
Francesco Avallone di Federconsumatori conferma: «Soprattutto al Centro Sud le compagnie stanno violando l’obbligo a contrarre muovendosi in due direzioni: da una parte disdicono polizze a clienti che non hanno mai causato dei sinistri, dall’altra rinnovano polizze a prezzi quadruplicati, in modo da spingere questi clienti a non riassicurarsi. Così da abbandonare il territorio economicamente meno vantaggioso».
Secondo l’Isvap, inoltre, tra il 2004 e il 2009 c’è stato un calo del 30% degli uffici di liquidazione dei sinistri, per lo più al Sud dove spesso le organizzazioni criminali scambiano i liquidatori per bancomat al loro servizio. Ecco perché nel Meridione oggi c’è un cosiddetto “punto di contatto” ogni 17.329 veicoli circolanti, mentre nel 2009 erano 15.854. In Campania si sale addirittura a 32.617. Al Nord ce n’è uno ogni 10.527 veicoli.
La difesa
Per l’Ania, l’associazione che rappresenta il settore assicurativo, le disdette sono legali e non vanno intese come una “punizione del consumatore”. «È vero che il cliente si sente come tradito dalla compagnia», spiega Vittorio Verdone, direttore “Auto, distribuzione e consumatori” dell’associazione, «ma dobbiamo pensare alle polizze auto come ad un contratto di assicurazione e non ad un servizio soggetto a tariffazione. E quando crescono le difficoltà  per le aziende – con costi più elevati dovuti alle truffe, alle microinvalidità  fino al 2% o ad alcune norme come la Bersani – allora si seleziona il rischio». Il cliente allontanato può comunque rientrare, anche se il “premio” risulterà  generalmente più alto del precedente.
La corsa delle truffe
Proprio le truffe restano uno dei punti dolenti del nostro sistema assicurativo auto. Se è vero – come ha spiegato il presidente dell’Antitrust Catricalà  due giorni fa al Senato – che le tariffe sono aumentate del 25% per le auto e del 35% per i motocicli negli ultimi due anni, è anche vero che l’incidenza delle truffe deprime i bilanci delle compagnie. Non siamo ancora ai livelli della Gran Bretagna e della Francia, dove questi reati incredibilmente accadono molto più spesso che in Italia. Ma in alcune aree del nostro Paese i raggiri raggiungono picchi insostenibili. È un business in costante sviluppo. I soli incidenti fraudolenti (e solo quelli scoperti) valgono 340 milioni. Poi ci sono le microlesioni (quelle inferiori al 9% di invalidità , come il colpo di frusta), una specialità  della giurisprudenza nazionale. In Francia la disciplina n’existe pas, non esiste, ed è poco sviluppata nel resto d’Europa. In Italia invece – fatto 100 il totale costi dei risarcimenti Rc auto – solo il 35% va alle riparazioni, mentre il 41% (5,7 miliardi) è destinato a morti o invalidità  gravi (superiori al 9%) e il 24% (3,4 miliardi) finisce alle lesioni di lieve entità . Quelle molto lievi, da 1 o 2 punti di invalidità , costano più di 2 miliardi l’anno e rappresentano due terzi delle lesioni con danni fisici. È la “sindrome del colpo di frusta”, che flagella il Meridione e mantiene attorno al 40% i sinistri con feriti nelle province di Crotone, Brindisi, Taranto, Foggia, Bari, Lecce.
Ma perché allora, non si combatte davvero il fenomeno delle truffe? Secondo l’Isvap le imprese dovrebbero investire per combattere questi comportamenti. Le compagnie – che a dir la verità  preferiscono non denunciare certi reati – replicano che di frodi dovrebbe occuparsi l’autorità  giudiziaria, perché spesso costa di più raccogliere le prove indiziarie che non liquidare qualche migliaio di euro. Talvolta, infine, false imprese si scambiano i ruoli (fraudolenti) con i clienti: i fenomeni di abusivismo e commercio di polizze contraffatte nel 2011 sono più che raddoppiati. Sono 25 i casi individuati rispetto al 2010. Si tratta di compagnie pirata che raggirano ignari cittadini offrendo “premi” stracciati, dietro cui non ci sono strutture né riserve né risarcimenti. Solo un contrassegno finto.


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