Banche in picchiata, Borse in forte calo
MILANO – Il paradosso dei salvataggi bancari fa cadere le Borse. Per lasciare il baratro della recessione e dei default sovrani s’impone un piano di aiuti agli istituti europei, che include ricapitalizzazioni anche pubbliche. Dopo che ieri il Parlamento della Slovacchia, ultimo tra i 17 paesi Ue, ha approvato il rafforzamento del fondo salva stati a 440 miliardi, il piano dovrebbe vedere la luce a inizio novembre, nel G20 di Cannes.
Ma se le banche si rialzeranno sulle gambe del denaro pubblico, ha più senso un lungo ristagno delle loro azioni, che l’impetuoso rimbalzo recente. La linea l’ha data la Bce, nel suo bollettino mensile: tracciato un quadro di crescita stagnante, inflazione crescente e credito in calo, l’Eurotower ha esortato le banche a «rafforzare i bilanci, trattenere gli utili, moderare le remunerazioni e consolidare la componente patrimoniale, anche sfruttando le misure di sostegno del fondo Efsf presto operative». Ieri l’indice Stoxx creditizio europeo ha perso il 3,68%, contro l’1,3% dello Stoxx generale. A Piazza Affari – dove le banche prevalgono – l’indice Ftse Mib è sceso del 3,7%, complici i capitomboli di Unicredit (-12%) e Intesa (-8,15%). Molte vendite, va detto, sono prese di beneficio, specie su Unicredit che veniva da un +30% in poche sedute. Parigi e Francoforte hanno limitato i cali all’1,33%, ma i loro istituti hanno sofferto: Credit Agricole -5,68%, SocGen -6,69%, Bnp Paribas -5,67%, Deutsche Bank -5,6%, Commerzbank -4,8%. «Quando gli Stati entreranno nelle banche, daranno la linea – osserva un analista finanziario – con istanze politiche: erogare credito, salvare le aziende, limare i dividendi». Un altro diktat del genere sarà la svalutazione coatta dei titoli greci in pancia agli istituti: già realizzata per un 21%, ma è in atto un duro negoziato tra ministri Ecofin, Eba e i creditori privati, per far loro stralciare fino al 50% dei bond di Atene.
Non stupisce che nel fronte dei banchieri si mugugni. Joseph Ackermann, decano leader di Deutsche Bank, osteggia le ricapitalizzazioni discusse dall’Ue: «Il problema non è la dotazione di capitali delle banche, ma che i titoli di debito pubblici non siano più esenti da rischi. E il dibattito sulla ricapitalizzazione segnala che un taglio del debito greco è più probabile». L’ad di Deutsche Bank ha ribadito che «farà di tutto per uscire dalle turbolenze senza l’aiuto dello Stato». Più eufemistici, ma su una linea simile, i vertici di Intesa Sanpaolo. Il presidente Giovanni Bazoli: «Siamo in attesa di vedere cosa significa ricapitalizzazione ulteriore, dalle anticipazioni risulterebbe che le due principali banche italiane dovrebbero essere in linea con le nuove richieste». E l’ad Corrado Passera: «Non bisogna esagerare nelle richieste patrimoniali che possono metterci in difficoltà , si considerino anche liquidità e conto economico». Intanto i malanni di Usa ed Europa si fanno sentire in Cina, dove è sceso il surplus commerciale a settembre, con sia import che export in frenata, a mostrare la probabile frenata del Pil cinese.
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