Muore Grossi, l’imprenditore dei misteri di Santa Giulia

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Da tempo l’imprenditore soffriva di cuore e anche il cammino delle sue vicende giudiziarie era stato condizionato dalle sue condizioni di salute. Le indagini sull’area di Santa Giulia erano sfociate in due processi: nel primo, per frode fiscale, Grossi era già  stato rinviato a giudizio dopo aver respinto un patteggiamento a 3 anni e 6 mesi (e dopo aver restituito allo Stato 17 milioni di euro); il secondo filone ha per oggetto invece i reati ambientali veri e propri e vedeva Grossi indagato insieme all’immobiliarista Luigi Zunino.

Ex ragioniere alla Ilva di Taranto, Grossi compie un primo salto di qualità  acquistando nel ’97 la statunitense Browning Ferries Industries che trasformerà  nella Green Holding, specializzata in bonifiche ambientali: sarà  questa una delle corazzate dell’impero di Grossi. L’altro colpo l’imprenditore lo mette a segno nel 2006 acquisendo dai fratelli Pisante, già  primattori nel settore del disinquinamento di ex aree industriali, la ex Indeco. Il resto lo fanno le amicizie intrecciate col mondo politico, quello ciellino milanese in particolare, anche se il suo punto di riferimento sarà  sempre l’esponente del Pdl pavese Giancarlo Abelli.

La carriera di Grossi inciampa però nell’affare Santa Giulia: riceve dalla Regione Lombardia l’incarico di bonificare l’area ma i pm milanesi Laura Pedio e Gaetano Ruta gli contestano di avere gonfiato i costi per il trasferimento dei veleni in Germania per ben 23 milioni di euro. Il 20 ottobre 2009 Grossi finisce in carcere assieme a una serie di suoi collaboratori; solo a quel momento viene a galla la sua rete di relazioni. Nella sua villa di Inzago (Milano) la Finanza scopre un capannone con una collezione di Ferrari e auto d’epoca, tra le sue carte spunta un elenco di Rolex acquistati per 6,4 milioni di euro. Gli inquirenti sospettano si tratti di regali fatti a politici, ma l’imprenditore nega: «Li ho presi solo per collezionarli, solo raramente li ho regalati e mai in cambio di favori». Con lui finisce in carcere Rosanna Gariboldi, assessore provinciale a Pavia e moglie di Abelli: su un conto a Montecarlo della signora transitarono alcuni milioni di euro considerati frutto di reati; la Gariboldi patteggerà  2 anni. Sui rapporti con la politica Grossi manterrà  sempre un silenzio inviolabile. Eppure durante la detenzione a San Vittore riceverà  la visita di diversi deputati; tra gli altri, oltre il fido Abelli, anche Maurizio Lupi e l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini.


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