«Shalit presto libero» E anche Barghouti?

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E questa volta fra i mille ci dovrebbe essere anche Marwan Barghouti, che gli israeliani finora si sono sempre rifiutati di includere nella trattativa. Lo ha riferito ieri la tv satellitare al Arabiya che ha parlato di accordo ormai raggiunto tra Israele e Hamas. Ieri sera i media israeliani hanno dato ampio spazio a una riunione d’emergenza del governo convocata da Netanyahu per fare il punto sulle trattative con Hamas. Lunedì il mediatore tedesco Gerhard Conrad era improvvisamente arrivato al Cairo dove da oltre due anni si tengono i negoziati tra Israele e il movimento islamico.
Intanto si è mossa la solidarietà  internazionale con i prigionieri politici palestinesi in sciopero della fame dal 27 settembre scorso. In varie città  del mondo sono previste iniziative in appoggio alla protesta cominciata da 50 detenuti del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) a cui hanno aderito altre centinaia di prigionieri di varie fazioni politiche. In Italia è stato organizzato un sit-in a Roma il 14 ottobre davanti all’ambasciata israeliana, a Milano ne è previsto uno per il pomeriggio del 22. A Gaza Silvia Todeschini, una attivista italiana dell’International solidarity movement (Ism) digiuna assieme ad altri stranieri. La protesta è una denuncia delle condizioni di vita in carcere, peggiorate dopo che Netanyahu, qualche mese fa, si era detto a favore di misure restrittive per far pressione su Hamas ed ottenere la liberazione di Shalit catturato sul confine tra Israele e Gaza nel 2006. In particolare destano preoccupazione le condizioni di uno dei detenuti in sciopero più noti, Ahmad Saadat, segretario generale del Fplp, che lamenta una significativa perdita di peso e svenimenti.


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