L’industria italiana rialza la testa Ad agosto produzione +4,7%

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ROMA – La produzione industriale c’è e ad agosto ha battuto un colpo. Secondo gli ultimi dati dell’Istat, quest’estate – mentre nei palazzi del governo ci si affannava a rimettere mano alla manovra e dare una risposta alla lettera della Bce – le aziende hanno vissuto un periodo d’inaspettata vitalità . La loro produzione è aumentata del 4,3 per cento rispetto al precedente mese di luglio e del 4,7 per cento rispetto all’agosto 2010. L’inversione di tendenza è netta: solo a luglio, rispetto all’anno prima, stavamo a meno 1,1 per cento. Un balzo del genere non si vedeva dal 2000.
A tirare la volata sono stati i settori votati all’export: la metallurgia (più 16,8 per cento rispetto all’anno precedente), la riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (più 13), o fabbricazione delle stesse (più 12,9 per cento). Il tessile, l’abbigliamento e la pelletteria non hanno invece agganciato il rimbalzo (meno dieci per cento rispetto al 2010).
Ora di fronte ad un segnale positivo dopo mesi di buio, le prospettive e le analisi si dividono. Il governo è ottimista e parla di avvio di una nuova fase, i sindacati frenano, gli analisti sono cauti e fanno notare l’effetto rimbalzo e la particolarità  del mese di agosto.
L’andamento della produzione industriale «è un segnale incoraggiante, che dimostra la solidità  dell’economia italiana – ha commenta Paolo Romani, ministro dello Sviluppo – il paese ha ripreso a camminare». Stessa linea per Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro: «L’economia si muove – ha detto – e noi dobbiamo assecondare questa attitudine a crescere».
L’analisi però non convince tutti, anche perché ieri – assieme ai dati Istat – è arrivato il superindice Ocse, un «voto» che tiene conto di più fattori: dagli ordinativi agli indici di attesa dei consumatori. Sul fronte europeo le cose non sono andate molto bene: il superindice d’agosto ha perso lo 0,5 per cento rispetto a luglio e l’Italia ha perso l’1,1 per cento. Un rallentamento che sta a metà  fra quello della Germania (meno 1,3) e quello della Francia (meno 0,9 per cento).
Il quadro dunque, secondo l’Ocse, non giustificherebbe ottimismi e così la pesano anche i sindacati, Cgil in testa. «L’inversione di tendenza purtroppo non c’è – commenta Vincenzo Scudiere, segretario confederale – alla luce dei dati sulla cassa integrazione, più 47,2 per cento a settembre su agosto, gli aumenti potrebbero essere rivisti al ribasso, non illudiamoci». Cauta anche la Cisl: «Finalmente un rimbalzo positivo – ha notato il segretario confederale Luigi Sbarra – ma agosto è un mese piuttosto incerto per valutare gli andamenti congiunturali. I dati Istat, confrontati con gli andamenti del fatturato, mostrano che una parte rilevante del settore industriale, come la metallurgia e la fabbricazione di macchine hanno realizzato recuperi produttivi notevoli; altri settori come il tessile e il legno si sono spostati su fasce più elevate di qualità  e prezzo dei prodotti, riducendo volumi produttivi ed occupati. Serve sostegno».


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