Sacconi: il 28 giugno non annulla l’articolo 8. E la Toscana farà ricorso
FIRENZE.«Facciamo ricorso contro l’ultima manovra del governo. Anche sull’articolo 8 che va cancellato, se non si vuole far fare un salto indietro di almeno mezzo secolo alla nostra civiltà del lavoro». Le parole di Enrico Rossi non prestano il fianco a equivoci. Il presidente toscano annuncia così la decisione della giunta regionale di ricorrere alla Consulta. Non soltanto sul contestatissi mo articolo 8 ma anche su altri tre articoli, il 5bis, l’11 e il 16, della manovra. Questa la novità , ma ieri sono arrivate anche importanti dichiarazioni dal ministro del Welfare Sacconi, in seguito alla polemica innescata proprio sull’articolo 8 dall’ad della Fiat Sergio Marchionne (che era uscito da Confindustria spiegando che l’accordo siglato da Marcegaglia con i sindacati il 21 settembre «depotenziava» l’art. 8).
«La fonte legislativa è ovviamente sovraordinata a quella contrattuale – spiega Sacconi in una nota – Nello specifico, l’art. 8 contiene norme di sostegno alla libera contrattazione. È dunque la legge oggi a garantire la capacità degli accordi aziendali in tutti i settori, non solo industriali, anche in deroga al contratto nazionale e a specifiche disposizioni normative. Così come è la legge a garantire l’efficacia generalizzata a tutti i dipendenti degli accordi sottoscritti anche a maggioranza, compresi quelli firmati in passato in coerenza con le nuove regole. L’accordo interconfederale ha costituito la premessa per questa norma perché ha definito le modalità con cui si determinano, e sono da tutti accettate, le maggioranze sindacali e la rappresentatività delle singole organizzazioni dei lavoratori. La sua sottoscrizione definitiva del 21 settembre ha costituito un atto formale che non ha né depotenziato né sterilizzato – né poteva farlo – la norma di legge».
Il ministro aggiunge che ovviamente «il concreto utilizzo delle norme resta in capo alle parti sociali». Pronto il commento della Confindustria, che coglie la palla al balzo per confermare le sue critiche alle posizioni espresse da Marchionne («le sue ragioni non stanno in piedi aveva detto a caldo» Emma Marcegaglia commentando l’uscita di Fiat dalla sua associazione): «La dichiarazione del ministro Sacconi sgombra il campo da possibili equivoci riguardo all’interpretazione del quadro che si è formato a seguito dell’accordo del 28 giugno e della successiva ratifica – dice l’associazione – L’accordo del 21 settembre non ha depotenziato l’articolo 8. Concordiamo sul fatto che l’accordo interconfederale ha costituito la premessa per i successivi sviluppi legislativi a sostegno della contrattazione aziendale».
Tornando alla decisione del governatore toscano, Rossi ha spiegato che ricorrerà «alla Corte costituzionale perché il governo ha invaso competenze che sono del tutto o in parte delle Regioni, o perché, come nel caso dell’articolo 5bis sull’utilizzo degli ex fondi Fas per le aree sottoutilizzate in deroga al patto di stabilità interna, si applicano trattamenti diversi a regioni diverse. O addirittura si prevede di compensare le più ampie possibilità di spesa delle Regioni del sud con maggiori oneri previsti per le altre regioni». Caratteristiche tali da rendere l’articolo 5bis in contrasto con l’articolo 119 della Carta costituzionale.
Invece le contestazioni giuridiche mosse dalla Regione Toscana all’articolo 8 muovono dal fatto che la deroga posta dal provvedimento al contratto nazionale di lavoro (e ad altre leggi) può riguardare anche la legislazione regionale sulla tutela del lavoro. Di qui la possibile violazione dell’articolo 117 della Costituzione. Ma anche dell’articolo 118, visto che nell’articolo 8 non sono previste forme di concertazione interistituzionale. Quanto alla terza impugnazione, riguarda l’articolo 16 della manovra, per la parte relativa alle unioni comunali: la norma disciplina infatti le forme associative degli enti locali, su cui invece hanno potestà legislative le singole Regioni.
Nel mirino della giunta regionale toscana finisce infine l’articolo 11 della manovra, quello sui tirocini. Sul punto il Parlamento ha sancìto che non possono durare più di sei mesi, e non possono interessare chi si è diplomato e laureato da più di un anno. Ma la formazione è una competenza regionale, ribatte Enrico Rossi, per questo la Toscana ricorre alla Corte costituzionale.
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