Consulta, l’Idv non vota Non passa Mattarella
L’ex ministro, ideatore del sistema elettorale cosiddetto «Mattarellum», ieri era già virtualmente seduto sulla poltrona di giudice della Corte Costituzionale al posto di Ugo De Siervo, il cui mandato è scaduto il 29 aprile. I voti per Mattarella, però, non sono bastati. E oggi, dopo cinque fumate nere, deputati e senatori torneranno a riunirsi.
Per il capogruppo del Pd «non c’è un caso politico». Dario Franceschini fa notare come l’esponente democratico di area ex popolare abbia ottenuto più o meno lo stesso numero di suffragi di Albertoni, professore vicino alla Lega. Il quorum per Mattarella era di 634 voti, i due terzi dei componenti dell’Assemblea, ma ne ha ottenuti solo 601. Per Albertoni invece la soglia minima era di 571 (i tre quinti), soglia abbondantemente superata con 609 voti. Si è votato a scrutinio segreto e per chiamata nominale e, al termine dello spoglio, il presidente Gianfranco Fini ha annunciato la fumata grigia. Albertoni, ex membro del Cda della Rai, al Consiglio superiore della magistratura prende il posto di Matteo Brigandì, che ad aprile il plenum ha dichiarato decaduto per incompatibilità .
Commentando su Twitter lo stop a Mattarella, il democratico Andrea Sarubbi annota: «Erano quorum diversi, ma a destra hanno fatto i furbi». Il caso politico, se c’è, riguarda piuttosto l’Italia dei valori. Il partito di Antonio Di Pietro ha disertato le votazioni, spiegando la decisione in una nota: «Non abbiamo nulla da ridire né su Mattarella né su Albertoni, ai quali anzi va tutto il nostro rispetto. Crediamo semplicemente che sia finito il tempo in cui, alla Corte costituzionale piuttosto che al Csm, alle autorità garanti piuttosto che nel Cda Rai, vengano nominate personalità organiche e funzionali ai partiti».
I centristi attaccano. Il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione accusa l’Idv di aver «fatto saltare» l’accordo, esprime solidarietà a Mattarella e mette alla prova i nervi di Bersani: «Fino a quando continuerà a sottostare ai diktat di Pietro? È questo l’alleato con cui il Pd vuole costruire il governo per il futuro dell’Italia?». Pierluigi Mantini ventila una omissione di atti di ufficio: «Se Di Pietro aveva altri nomi doveva proporli… Non si gioca all’antipolitica contro la Costituzione». L’accordo sul nome di Mattarella era stato raggiunto due giorni fa, dopo che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, aveva spronato (per iscritto) i presidenti delle Camere a favorire «soluzioni concordate». Una nuova seduta è convocata per oggi alle 9 a Montecitorio. E se il quorum non sarà raggiunto per la sesta volta, il Pd chiederà il voto a oltranza.
Related Articles
Immunità, la mediazione in Senato «La Consulta valuterà i singoli casi»
Finocchiaro e Calderoli ripresenteranno la modifica (scartata dal governo) Ma per la tutela c’erano emendamenti di tutti i gruppi, 5 Stelle compresi
PROTEGGERE LA DEMOCRAZIA
QUESTE parole le scrivo per lanciare un allarme.
La riforma della legge sul voto di scambio così com’è stata approvata alla Camera dei deputati non sembra affatto utile a disarticolare i rapporti tra mafia e politica: anzi rischia di essere solo poco più di una messa in scena. Bisogna andar per gradi e capire i motivi di questo allarme.
007, la faccia sporca della politica