Tremendo attentato a Mogadiscio Almeno una settantina i morti

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 Il più sanguinoso attentato mai effettuato dagli Shabaab, la milizia islamica in guerra contro il Governo federale di transizione (debole e impresentabile nonostante sia riconosciuto dall’Onu) e il contingente militare dell’Unione africana (accusato di sostenerlo e di essere una forza di occupazione). I morti sono almeno una settantina (ma la locale Radio Sahbelle parla di un centinaio) con pezzi di cadaveri sparsi nell’arco di un chilometro. decine di feriti.

Un’apocalisse di fiamme e corpi carbonizzati provocata da un camion bomba guidato da un kamikaze che è esploso ieri mattina davanti alla sede del ministero dell’educazione a Mogadiscio e altri edifici governativi, facendo strage tra i soldati di guardia e gli studenti in fila per sostenere un esame ed entrare nel programma educativo offerto dalla Turchia dopo la recente visita del premier turco Erdogan (uno dei pochissimi stranieri che si è azzardato a mettere piede in Somalia) che aveva annunciato anche la prossima riapertura dell’ambasciata di Ankara nella devastata capitale somala.
L’attentato è stato rivendicato dagli integralisti islamicidi al- Shabaab: «Uno dei nostri mujaheddin si è sacrificato per uccidere esponenti del Governo federale di transizione, soldati dell’Unione africana e altri informatori che si trovavano nel compound».
Il mezzo è esploso dopo il passaggio a un check point del compound, che è situato nel distretto del Kilometro Quattro, nel centro della città . La deflagrazione ha squarciato gli edifici, e distrutto le sedi di otto ministeri, incendiato alberi e auto, ucciso passanti. Gli studenti morti attendevano il proprio turno per sostenere un esame utile per poter studiare in Turchia. Un portavoce governativo aveva negato all’inizio che fra le vittime ci fossero ministro ed esponenti del governo di transizione, più tardi l’inviato di al Jazeera sul luogo ha sostenuto che sono stati «colpiti» almeno un ministro (Abdullah Gooda Barre, quello della pianificazione) e un viceministro (quello della salute).
La strage arriva nel giorno in cui, dopo una dura battaglia contro il gruppo moderato Sufi di Ahlu Sunna Waljama, gli Shabaab hanno ottenuto il controllo di una parte della città  di Dhusamereb, nel centro del paese. L’offensiva degli integralisti islamici, preceduta da una ritirata definita «strategica» da Mogadiscio in agosto, si è intensificata di recente. La scorsa settimana i miliziani hanno attaccato alcune città  al confine con il Kenya.
La Somalia è priva di un qualsiasi governo rappresentativo dal 1991, quando cadde il dittatore Siad Barre. Da allora è preda dell’anarchia più violenta, brodo do coltura ideale per l’islamismo più estremo (al Shabaab, che controlla larghe fette del sud e del centro della Somalia, ha legami con al Qaeda), il classico «Stato fallito» vittima di «operazioni umanitarie» che non hanno fatto che peggiorare la situazione e finite in fiaschi clamorosi (come la Restore Hope ordinata dal presidente Clinton nei primi anni ’90).
Oltre alla cronica instabilità  politica la Somalia ha sofferto dall’anno passato di una spaventosa siccità  che ha provocato la morte per fame e il disperato esodo di decine di migliaia di persone. L’Onu ha da poco proclamato «lo stato di fame» in almeno sei regioni somale.


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