Nel Pdl parte l’attacco al dissidente Pisanu

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ROMA – «Noi non crediamo a Lo Verso né quando accusa il ministro Romano, né quando accusa Pisanu ritenendolo il fornitore delle notizie a Cuffaro e Aiello». Parte l’attacco del mondo berlusconiano al senatore del Pdl Beppe Pisanu, il capo dell’Antimafia che – dopo aver chiesto un passo indietro al premier Berlusconi – l’altro ieri ha detto che se fosse stato deputato avrebbe votato la sfiducia al ministro Saverio Romano, sul quale pende proprio una richiesta di rinvio a giudizio per mafia. Sembra rimettersi in moto la macchina che negli ultimi due anni ha ricoperto di fango chi – dentro o fuori dalla maggioranza – ha criticato Silvio Berlusconi. La falsa velina per il direttore dell’Avvenire Dino Boffo, il pedinamento delle telecamere di famiglia ai danni del giudice Mesiano, la storia della casa di Montecarlo per Fini. Ora tocca a Pisanu. L’ex ministro dell’Interno finisce nel mirino di Osvaldo Napoli, vicecapogruppo del Pdl alla Camera e fedelissimo di Berlusconi. Napoli ieri ha diffuso un comunicato apparentemente garantista, in cui però di fatto lancia accuse di mafia contro il capo dell’Antimafia.
Ma la sorpresa è un’altra. A chi gli chiede conto delle sue dichiarazioni Napoli non sa dare risposta: «Non lo so, quel comunicato non l’ho nemmeno scritto io, me lo ha dato il gruppo parlamentare». Ovvero gli uomini stampa del Pdl alla Camera che, guarda caso, fanno capo a Cicchitto – presidente dei deputati del Pdl e falco berlusconiano – e dei quali si serve anche il ministro Romano. Interpellati, gli addetti stampa all’inizio sembrano cadere dalle nuvole, poi ritrovano la memoria e dicono che il nome di Pisanu nella vicenda Romano è entrato nei verbali del pentito Stefano Lo Verso pubblicati lo scorso 19 settembre dal Fatto Quotidiano. Ma allora nessuno aveva puntato il dito contro Pisanu e neanche commentato. Dieci giorni dopo, invece, quei verbali – ricoperti da una serie omissis dietro i quali si nasconde un altro uomo politico – tornano utili alla causa: nel frattempo Pisanu ha sottoscritto le parole del cardinale Bagnasco su Berlusconi, ha detto che Romano si sarebbe dovuto dimettere e che nel partito c’è un crescente dissenso nei confronti del Cavaliere. Un dissenso del quale lo stesso Pisanu è uno dei poli: intorno a lui si sta coagulando una parte dei malumori, con rischio per la tenuta della maggioranza.
Ecco dunque l’attacco a freddo. Un comunicato pieno di insinuazioni: «E così come non abbiamo chiesto le dimissioni a Romano non le chiediamo al presidente dell’Antimafia, anche se potrebbe essere iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento aggravato». Ma al momento non risulta neanche il rischio di una simile evenienza. Pisanu, dal canto suo, non commenta, resta indifferente. E ieri a chi lo interpellava ha fatto notare di non avere nulla da nascondere.


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La stroncatura è sacrosanta. «Sgangherata» l’ancora per poco segretario del Pd ha definito l’ultima esternazione di Berlusconi e in specie la sparata più fragorosa, quella stravagante denuncia del colpo di Stato che i senatori avrebbero (hanno) posto in atto decretando la sua decadenza da parlamentare.

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