Merkel apre l’«ombrello salva euro»

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 BERLINO. Angela Merkel può tirare un sospiro di sollievo: il Bundestag ha approvato ieri l’aumento del volume e delle funzioni del fondo di stabilizzazione finanziaria, escogitato per soccorrere i paesi più indebitati di Eurolandia, e lo ha fatto con una autonoma maggioranza della coalizione di governo tra cristiano-democratici e liberali.

Il rafforzamento dell'”ombrello salvaeuro” – denominazione corrente in Germania per il fondo Esfs (European financial stability facility) – sarebbe comunque passato con una maggioranza schiacciante, anche grazie ai voti dell’opposizione socialdemocratica e verde. Alla fine si sono contati 523 sì, contro 85 no e 3 astensioni. Ma per settimane sembrava incerto che Merkel riuscisse a portarsi dietro abbastanza deputati democristiani e liberali per difendere la «maggioranza del cancelliere», la maggioranza assoluta con cui il parlamento nomina il capo del governo. Con 620 seggi, la soglia è fissata a 311 voti (la metà  più uno). In una votazione nominale e palese i gruppi della Cdu-Csu e della Fdp ne hanno messi insieme 315, quattro più del necessario. Se il rischio di una crisi politica immediata si è allontanato, le tensioni sulla politica europea all’interno della coalizione di governo restano. Tra gli 85 contrari, tolti i 70 deputati della Linke presenti, un socialdemocratico e un verde, c’erano sei deputati della Cdu, quattro della Csu, tre liberali della Fdp. Tra gli astenuti una deputata democristiana e una liberale.
La cancelliera sa benissimo che molti euroscettici nelle sue fila sono tornati all’ovile solo per paura delle conseguenze sulla tenuta del governo, non perché convinti dell’opportunità  di aumentare il fondo per i Piigs, dalle iniziali dei paesi a rischio come Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. Né la fronda deve stupire se si considera che, secondo l’istituto demoscopico Forse, su cento tedeschi solo 20 sono favorevoli a nuovi crediti per la Grecia, 37 vorrebbero piuttosto estromettere quel paese dalla zona dell’Euro, altrettanti pensano che convenga constatarne l’insolvenza.
La disputa lacera in modo difficilmente controllabile la Fdp, gli alleati di governo liberali. Il partito è nel panico perché, su sette elezioni regionali nel 2011, solo in due Là¤nder, Amburgo e Baden-Wà¼rttemberg, è riuscito a superare la soglia del 5% e a tornare nei parlamenti, seppure con dolorose perdite. Catastrofico il miserabile 1,8% alle regionali berlinesi del 18 settembre. Ormai anche sul piano federale la Fdp è deperita nei sondaggi al 2-3%.
In una simile tempesta è forte nella Fdp la tentazione di cavalcare il diffuso malumore e perfino il risentimento contro gli stati del Sud Europa, spendaccioni, mediamente corrotti, afflitti da cronica evasione fiscale: che andassero alla malora, prima di finire di pesare sulle tasche dei virtuosi contribuenti tedeschi. Il deputato liberale Frank Schà¤ffler sta raccogliendo firme per costringere il partito a tenere un referendum tra gli iscritti sul meccanismo di stabilizzazione permanente Esm, che dal 2013 dovrà  prendere il posto dell’Efsf. Sull’istituzione dell’Esm i parlamento tedesco dovrà  pronunciarsi nel gennaio del 2012. Allora tutti i nodi ora rimossi torneranno al pettine e la situazione per il governo Merkel potrebbe mostrarsi precaria.
Ieri si trattava di portare da 440 a 780 miliardi di euro le garanzie sottoscritte dai paesi europei per l’Efsf. Questo rifinanziamento consentirà  di poter effettivamente disporre dell’intera somma di 440 miliardi per crediti e per l’acquisto di titoli di debito degli stati in difficoltà . Un nuovo compito questo, inizialmente non previsto, che consentirà  alla Banca centrale europea di sospendere i suoi onerosi programmi di sostegno (sembra che dall’inizio dei suoi interventi la Bce abbia già  acquistato obbligazioni degli stati più deboli, Italia compresa, per 150 miliardi di euro).
Il fondo aspira alla migliore valutazione delle agenzie di rating, per poter a sua volta raccogliere crediti alle condizioni migliori. A questo fine le agenzie di rating accettano solo le garanzie di stati classificati a loro volta Aaa, come la Germania e (ancora) la Francia. Di qui l’esigenza di aumentare il volume delle garanzie. La quota tedesca passa così da 120 a 211 miliardi di euro. Per indorare la pillola, il governo Merkel ha messo in votazione ieri anche una norma che lo impegna a richiedere l’approvazione del parlamento per decisioni rilevanti, come un eventuale ampliamento dell'”ombrello” – già  adesso si dice che al fondo potrebbero servire 2000 miliardi – o l’ammissione di nuovi paesi ai programmi di sostegno (finora si tratta di Grecia, Irlanda e Portogallo). Su decisioni operative, se per esempio concedere una nuova tranche di aiuti alla Grecia, o se acquistare titoli italiani, si dovrà  consultare un comitato ristretto di nove membri della commissione bilancio. Costoro saranno però obbligati alla riservatezza, con tanti saluti per l’informazione del pubblico.


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