Per i non autosufficienti una “dote di cura”

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ROMA – Attualmente l’offerta per gli anziani non autosufficienti poggia su indennità  di accompagnamento, badanti e reti territoriali. Anche in questo caso tre livelli tra loro non comunicanti, paralleli. “Serve una prospettiva di ampio respiro”, ha affermato Paolo Bosi, dell’Università  di Modena, intervenendo al convegno dell’Irs e della rivista Prospettive sociali e sanitarie, con cui si celebrano anche i 40 anni della rivista”. “Vista anche la crescita prevista nel settore, dovuta all’invecchiamento della popolazione, sono urgenti dei correttivi”. Partendo da un Piano nazionale sulla non autosufficienza, che “dovrà  puntare ad estendere l’attuale offerta dei servizi e per questo prevedere uno stanziamento adeguato”, con recupero di risorse dal sistema pensionistico. Inoltre, una riforma dell’indennità  di accompagnamento in “dote di cura”. Essa rientrerebbe tra i livelli essenziali di prestazioni ma verrebbe graduata per grado di non autosufficienza e capacità  di spesa. “L’utente potrebbe scegliere tra il ricevere una somma di denaro a fondo perduto e il corrispettivo di un budget individuale (il doppio del primo) utilizzabile per fruire di servizi pubblici o privati accreditati”. Una redistribuzione che non accresce le risorse già  destinate all’indennità  di accompagnamento (quest’anno stimata in 13,2 miliardi di euro). Infine, necessaria una qualificazione del lavoro di cura, collegando la presenza delle badanti al sistema dei servizi, qualificando la loro presenza e le funzioni. L’intervento è previsto in 3 mosse: sgravi fiscali per far emergere il lavoro nero, piano nazionale di formazione, creazione di Agenzie territoriali per la domiciliarità . (da.iac.)

 

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