Il lusso non è un diritto per studenti e docenti

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 >Da qualche settimana l’attore francese Vincent Cassel ripete da un cartellone pubblicitario di un nota marca automobilistica nazionale che «il lusso è un diritto». Visto l’imbarbarimento della precarietà  dei giovani, e della povertà  delle famiglie, non si fa fatica ad immaginare l’irritazione che ha provocato negli italiani. Un paio di settimane fa gli studenti napoletani del «laboratorio Palayana» avevano sanzionato i cartelloni rovesciando l’anacronistico claim in un più auto-evidente: «il vostro lusso è un diritto». Ieri gli studenti della «Rete della conoscenza», nella quale confluiscono l’Unione degli Studenti e il coordinamento universitario Link, hanno rilanciato la polemica in una campagna nazionale davanti agli enti regionali del diritto allo studio e agli assessorati. A Torino e a Milano, da Foggia a Campobasso fino a Siena sono apparsi volantini con lo slogan «i diritti sono un lusso». Il riferimento è al taglio del 94% dei fondi al diritto allo studio in tre anni. Il governo ha portato il fondo dedicato dai 246 milioni di euro del 2009 ai 13 del 2012, cancellando i contributi per gli studenti meno abbienti. Tutto questo, denuncia la Rete della conoscenza, mentre «salgono a quota 254 milioni i finanziamenti alle scuole private». L’azione di ieri ha annunciato anche la manifestazione nazionale studentesca del prossimo 7 ottobre. Quasi contemporaneamente Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera, denunciava un’altra realtà  inquietante. Conti alla mano, sembra infatti che il ministro Gelmini non riuscirà  a pagare a un milione di docenti e personale Ata 664 milioni di euro di scatti retributivi maturati nel 2011. Per i tagli questa situazione si riproporrà  fino al 2014. Davvero il lusso non è un diritto per nessuno.


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