Bankitalia, è stallo sulla nomina Draghi dal premier, poi al Colle
ROMA – Novità sul governatore della Banca d’Italia? “No”, risponde deciso il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. E infatti il governo prende tempo sulla successione al vertice: sul nome del candidato è in corso un duro braccio di ferro tra Berlusconi e il ministro dell’Economia Tremonti. Così, il consiglio superiore dell’Istituto, chiamato per legge a dare un parere, si chiude con una “fumata nera” perché il premier non gli ha sottoposto nessun nome: in assenza di novità , si è già riconvocato per il 24 ottobre. Preoccupato, il governatore uscente Mario Draghi, favorevole ad una successione interna e dunque alla promozione del direttore generale Fabrizio Saccomanni, su cui peraltro tutta la struttura fa quadrato, si reca a palazzo Chigi per un incontro di mezz’ora con il premier. Più tardi sale anche al Colle, dal Presidente Giorgio Napolitano.
A palazzo Chigi si svolge pure un incontro, il secondo nel giro di 24 ore, tra Berlusconi e Tremonti, grande sponsor della candidatura di Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, appoggiato anche dalla Lega. «Lo preferisco perché è di Milano», dichiara Umberto Bossi. Il responsabile Pd, Pierluigi Bersani, ironizza su Facebook: «Io ho un candidato di Bettola…», il suo paese, in provincia di Piacenza. E tuttavia, anche l’appoggio della Lega a Grilli non appare così univoco. I cronisti captano alla bouvette di Montecitorio una conversazione tra Tremonti e Roberto Maroni. Quest’ultimo ricorda: «Ad agosto noi avevamo detto che era meglio mandare uno che aveva indicato Draghi…».
Ma tant’è: agosto è lontano. Nel frattempo la partita-nomina si è inaspettatamente riaperta, con Tremonti deciso a perorare ancora la causa Grilli. Il risultato è uno stallo, che provoca mille polemiche, una girandola di incontri e la preoccupazione del Colle. Napolitano non ha un suo candidato, ma può concorrere con le sue valutazioni a individuare una proposta unitaria e condivisa, la cui competenza è e resta del premier. Il presidente vuole preservare l’autonomia della banca e chiede il massimo rispetto della procedura di nomina.
In un nota congiunta Bersani e il leader dell’Udc Casini si dicono «preoccupati» per l’ incertezza in cui versa via Nazionale. Francesco Rutelli, presidente dell’Api parla di «indecente intromissione» della Lega sulle nomine. Nella maggioranza, Fabrizio Cicchitto ricorda che la scelta è del premier e che «ascolterà tutti». Il consiglio superiore, anch’esso propenso a una soluzione interna, si chiude con un nulla di fatto. Il consigliere anziano Paolo Blasi avverte: «Il nostro parere sarà espresso nel rispetto dell’autonomia della banca. Potrà essere positivo o negativo a seconda della candidatura. Se qualcuno pensa che ci limiteremo a ratificare ciò che ci verrà proposto, si sbaglia».
Così i giorni passano, s’avvicina la partenza di Draghi per la Bce: il cambio della guardia con Jean Claude Trichet è previsto per il 1 novembre. Ma a Francoforte i festeggiamenti inizieranno prima: il 19 ottobre il maestro Claudio Abbado apre i “cultural days” dedicati all’Italia con un concerto dell’orchestra Mozart di Bologna.
Per capire la posta in gioco: in un secolo di vita la Banca d’Italia ha fornito alle istituzioni pubbliche due presidenti della Repubblica (Einaudi e Ciampi), due presidenti del Consiglio (Ciampi e Dini), un ministro del Bilancio (Einaudi), quattro ministri del Tesoro (Carli, Ciampi, Dini e Padoa Schioppa).
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