L’elettricista di Danzica e il generale Walesa al capezzale dell’ex nemico
Lech in piedi vestito di nero, sul bavero della giacca l’immancabile volto della Madonna di Czestochowa. Wojciech nel letto con la schiena appoggiata al cuscino, il pigiama azzurro, le spesse lenti scure di sempre. Una stretta di mano tra sopravvissuti. Di tanto lottare restano due uomini invecchiati e addolciti tra pareti bianche, flebo e confezioni di kefir.
Lech Walesa e Wojciech Jaruzelski, l’elettricista che guidò il primo sindacato libero del blocco sovietico e il generale che il 13 dicembre 1981 impose la legge marziale per arginare la rivolta. L’immagine dell’incontro tra gli ex rivali è comparsa sul blog di Walesa: una foto scattata nell’Istituto medico militare di Varsavia, dove l’ex presidente era in visita al figlio 35enne Jaroslaw, europarlamentare ricoverato ai primi di settembre dopo un grave incidente in moto. Qualche porta più in là , il generale Jaruzelski, 88 anni, da mesi in lotta con un linfoma e ora in ospedale per una polmonite contratta per l’abbassamento delle difese immunitarie dovuto alla chemioterapia. Più volte in questi anni le condizioni di salute del generale hanno portato all’interruzione dei processi a suo carico per il tentativo di reprimere la rivoluzione non violenta che portò alla caduta del comunismo in Polonia e innescò un domino inarrestabile.
Jaruzelski, figlio di possidenti terrieri deportati in Unione Sovietica dopo l’invasione nazista del ’39 e la successiva spartizione del Paese tra tedeschi e russi, ha sempre definito la decisione di imporre lo stato di guerra «il male minore», una scelta necessaria per impedire l’intervento dei carri armati di Mosca e un bagno di sangue sul modello ungherese. Ancora oggi i polacchi nutrono sentimenti ambivalenti nei confronti dell’ultimo leader comunista. La legge marziale proclamata nell’81 portò dietro le sbarre leader e attivisti antiregime. Walesa, che nell’agosto 1980 dal muretto dei cantieri navali di Danzica aveva incitato allo sciopero i compagni del sindacato Solidarnosc, passò in carcere undici mesi. Oggi un pezzo di quella parete di mattoni rossi è accanto al Reichstag di Berlino, la città del muro abbattuto.
Dopo gli accordi della tavola rotonda del 1989 tra governo e opposizione e le prime elezioni semilibere i due nemici si scambiano il destino. Nel ’90 Walesa, già premio Nobel per la pace, diventa il primo presidente della Polonia libera. Jaruzelski esce dalla storia. Gli ultimi anni sono dedicati alla stesura delle memorie, al tentativo di spiegare, e capire, il fallimento del comunismo.
Nello scatto pubblicato online Lech accenna un sorriso, ha gli occhi lucidi. Wojciech gli dà la mano destra, stringe la sinistra in un pugno e serra le labbra. Per didascalia un semplice augurio, «Stia bene signor generale».
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