Le tute blu alla riconquista del contratto nazionale

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Nel testo viene definita «una partecipazione negoziata che preveda una fase di confronto tra azienda e sindacato su piano industriale, crisi e prospettive occupazionali. Durante questa fase sia l’azienda che i sindacati si devono impegnare a non attuare iniziative unilaterali». Era bastato questo a far parlare di una «Fiom che rientra nei ranghi». Tanto per capire che la musica non è cambiata nella sostanza è stato proclamato anche un pacchetto di 8 ore di sciopero per tenere le assemblee e indire un referendum sulla piattaforma tra il 26 e il 28 ottobre. Scatta dunque anche l’«ultrattività » del contratto in scadenza il 31 dicembre, che non potrà  perciò essere archiviato senza discuterne uno nuovo (visto che il «contratto separato» firmato da Cisl, Uil e Fismic non è stato riconosciuto dalla Fiom).
«Per prima cosa – aveva detto Landini – proponiamo a Fim, Uilm, Federmeccanica, Unionmeccanica e Cooperative un confronto sulle regole di approvazione di un contratto, che confermino il ruolo delle Rsu, e sulla certificazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali. Si tratta di un punto che non viene affrontato né dall’Accordo del 28 giugno né dall’articolo 8 della Finanziaria». Netto anche il punto che escude qualsiasi «derogabilità » degli accordi aziendali rispetto ai contratti nazionali (come previsto sia dall’art. 8 della manovra che dall’«accordo del 28 giugno» firmato da Susanna Camusso). Dal lato salariale la richiesta economica è di 206 euro di aumento per il triennio e la rivalutazione dell’elemento perequativo per i lavoratori non coperti da contrattazione di secondo livello (quelli delle piccole e piccolissime imprese).
Nel voto (506 favorevoli, un contrario e 7 astenuti) si è aggregata alla maggioranza anche l’ala «camussiana» guidata da Fausto Durante, com’era logico fosse dopo il placet della segretaria generale. E nonostante i palesi mal di pancia di Giorgio Cremaschi il voto ha registrato la convergenza anche della sua area. L’unico momento di «differenziazione» si è verificato su due emendamenti da quest’area. A conferma che in quella organizzazione si può discutere anche in modo molto acceso, ma quando c’è da decidere al primo posto viene l’unità ; anche perché sarà  il voto di tutti i lavoratori, non solo quello degli iscritti, a dirimere le opinioni. Quello che a Cisl e Uil fa paura, insomma.


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