Lega, la base protesta: “Vertici impazziti”

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MILANO – La Lega «salverà » anche Saverio Romano, il ministro coinvolto in un’inchiesta per mafia e contro il quale l’opposizione ha presentato una mozione di sfiducia in discussione la prossima settimana. Lo salverà  nonostante i crescenti maldipancia della base, già  esplosi dopo la decisione di dire no all’arresto di Marco Milanese, coinvolto nell’inchiesta P4. Il primo annuncio lo ha dato ieri, con un’intervista, il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni: «Siamo compatti, voteremo no alla sfiducia a Romano». E tanto è bastato a gettare nello sconforto i leghisti che confidavano in un «gesto riparatore» dei loro parlamentari dopo la vicenda Milanese. Ma a chiudere in modo definitivo ogni spiraglio, ci si mette Roberto Maroni, che nella geografia interna al partito non è certo un «amico» del capogruppo a Montecitorio: «Di questo voto che ci sarà  mercoledì prossimo – premette il ministro dell’Interno – io non ho ancora parlato con nessuno, ma come sempre quello che decide il gruppo vale per tutti; e se Reguzzoni ha detto così, così sarà ». Insomma, come è già  avvenuto due giorni fa con Milanese, «neppure sulla sfiducia a Romano noi ci divideremo; e siccome non ci sono atti della magistratura da leggere, ma ci troviamo solo davanti alla richiesta di dimissioni di un ministro, sono convinto che non ci saranno problemi particolari». Non ci saranno ai piani alti del movimento, dove permane l’ordine di scuderia di fare muro contro ogni ipotesi di crisi, tanto che lo stesso Romano si dice sicuro di non essere sfiduciato e aggiunge: “Nessuno nella maggioranza mi ha mai chiesto di dimettermi»:
Però nella base e pure nel corpo intermedio del Carroccio i malumori restano. Basta sentire quel che dice l’europarlamentare Matteo Salvini a proposito della tenuta del governo: «Non penso si vada avanti oltre qualche mese». E basta ridare un’occhiata al sito (non ufficiale) dei Giovani Padani. «Ho votato Lega per anni – scrive un militante – ma ora il vento del Nord sta soffiando contro i suoi cittadini; i vertici sono fuori di testa, è la fine della Lega; hanno salvato un bandito, un farabutto, e per cosa? Rischiamo non solo di perdere le prossime elezioni, ma di ritrovarci sotto il 4 per cento». Si fa sentire anche un ex deputato eletto nel 1992, Sergio Castellaneta: «Lega vergogna! Quando ero in Parlamento da noi è sempre stata concessa l’autorizzazione a procedere nei confronti di tutti e per merito nostro è stato abolito l’istituto dell’immunità  parlamentare. Ora devo assistere a questo sconcio di una Lega che vota contro l’arresto di un (parola censurata, ndr), salvando così il culo a Berlusconi ed alla sua banda di condannati, inquisiti, venduti, comprati, inetti e irresponsabili. E mercoledì prossimo si ripeterà  lo scempio»,
Ma nel Carroccio si apre anche il caso Alemanno, il sindaco pdl di Roma che definisce la Lega «un problema», invita il suo partito a «ridimensionarne» il ruolo, e perdipiù, mentre Bossi torna a vagheggiare la secessione, insiste sul «valore non negoziabile dell’Unità  d’Italia». Gli risponde a muso duro il vicecapogruppo alla Camera Luciano Dussin: «Alemanno passa più tempo a parlare di noi che non ad amministrare Roma, e infatti i risultati si vedono: se c’è qualcosa da ridimensionare è piuttosto la sua ambizione a occuparsi a tutti i costi di politica generale». E il deputato leghista Marco Maggioni: «Alemanno vorrebbe una Lega muta e che non pensa con la sua testa».


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