Il Csm processa Laudati “Falsità da Scelsi, lo querelo”
ROMA – La prima notizia è che Antonio Laudati resta al suo posto, pur indagato per tre gravi reati dai pm di Lecce. Lo dichiara: «Non ho mai pensato di lasciare la guida della procura di Bari». La seconda è che denuncia per calunnia l’ex pm Pino Scelsi e il tenente colonnello della Gdf Salvatore Paglino che hanno rivelato, nelle sedi istituzionali, suoi comportamenti anomali sul caso Tarantini-Berlusconi-escort che si sarebbero risolti in un sensibile rallentamento dell’inchiesta. Giusto quanto, per telefono, si dicono Tarantini e il giornalista-faccendiere Lavitola. La terza è che, ascoltato a Roma per quasi cinque ore dal Csm, a fronte del totale riserbo dei consiglieri di palazzo dei Marescialli, Laudati avvalora con sue dichiarazioni la tesi che adesso «può tirare un sospiro di sollievo». Specifica di «aver ricostruito la realtà dei fatti smentendo una serie di falsità e di calunnie che sono state costruite sul mio conto e diffuse a mezzo stampa». Si riferisce all’esposto di Scelsi, presentato al Csm all’inizio di luglio, sul quale l’ex pm di Bari non ha mai rilasciato una dichiarazione. La quarta notizia viene sempre dal Csm. Dove i componenti della prima commissione, presieduta dal costituzionalista Nicolò Zanon, decidono che per chiudere il caso non basta aver sentito Scelsi e Laudati. Convocano per ora altri magistrati di Bari, gli aggiunti Drago e Tosto, i pm Pontassuglia e Angelillis. La quinta notizia la offre il Pd. Il responsabile Giustizia Orlando interroga il Guardasigilli Palma per sapere cosa vuol fare su Bari. La Ferranti sollecita ancora il predecessore Alfano a chiarire se fu «l’ispiratore politico» nel rallentare le indagini.
Non va così de plano, come vorrebbe far credere Laudati, il confronto col Csm. Certo, lui sostiene la sua verità , batte il tasto dell’ostilità preventiva di Scelsi, porta documenti, ma non convince chi gli chiede cosa disse nel pranzo alla Gdf del giugno 2009, che direttive impartì alla polizia giudiziaria, perché costituì una sua squadretta di pg. Ancora: quali furono i suoi rapporti con l’avvocato di Tarantini. Se è vero che gli diede indicazioni sulle cose da dire. Se, soprattutto, rallentò la chiusura di quelle indagini che “entravano in casa” di Berlusconi. Sa parlare Laudati. A suo modo è uno brillante. Trasversalmente, impressiona più o meno positivamente. Ecco i punti dell’interrogatorio.
Ostilità di Scelsi. La definisce «preconcetta». Risalirebbe al 2000 quando, da sostituto alla procura antimafia, presentò un esposto a Grasso per criticare il comportamento di Scelsi con Prudentino. Con i legali del boss concordò la consegna ma quello fuggì. Su questo la versione di Scelsi è tutt’altra.
Pranzo alla Gdf. Scelsi avrebbe detto il falso. Non ci fu alcuna convocazione, ma solo una colazione di saluto. Accusa: «Fu Scelsi, e non io, a voler fare dopo una riunione, preoccupato che fossero addebitabili a lui le fughe di notizie». Laudati nega di aver mai detto «mi manda Alfano»: «Pensate forse che io sia pazzo?» risponde a chi glielo chiede. Idem su presunti ordini di rallentare le indagini. Quanto alla relazione di Paglino potrebbe essere arrivata solo quando l’ufficiale stava per essere arrestato. Ma le date di protocollo dimostrano che non è così.
Squadretta. Porta documenti per provare che «è la prassi» anche in altre procure. Non chiese mai rapporti sugli altri pm, ma sullo stato delle indagini. Se ne furono fatte di simili, è «responsabilità della Gdf».
Ritardi di Scelsi. Dice che fu l’ex pm a ritardare e danneggiare il caso Tarantini. «Quando arrivai a Bari mi resi conto che non c’era neppure un’informativa della Gdf e che non tutte le escort era state interrogate. Nemmeno un’intercettazione era stata sbobinata. A maggio 2009 Scelsi compromise il filone appalti Finmeccanica e Protezione civile (che coinvolgeva anche imprenditori vicini al Pd, ndr.) con una perquisizione intempestiva. C’era una guerra tra pm che s’intercettavano tra loro». È la versione di Laudati che contrasta a 360 gradi con quella di Scelsi.
Strategia. Laudati respinge l’accusa di aver ritardato il caso. Lui ha solo diviso l’inchiesta per filoni (sanità , droga, escort, Finmeccanica). Non ha messo le escort dietro gli altri. All’opposto Scelsi ha detto che i pm erano stati caricati di lavoro proprio per frenare la tranche escort.
Scelsi commissariato. A chi gli chiede se ha messo Scelsi sotto tutela, Laudati replica di avergli affiancato due pm, di cui la Pontassuglia scelta dallo stesso Scelsi. A lei affida il compito di revisionare le intercettazioni.
Fughe di notizie. Esclude di aver accentrato le indagini o negato le carte ai Scelsi. Ha fatto trasferire i fascicoli alla Gdf «per paura delle fughe notizie». Per questo ha ordinato «una copia sola dei verbali» come si fa a Roma nel suo ex ufficio.
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