Saltano le nomine, la Rai nel caos

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ROMA – La Rai verso la «paralisi». L’allarme del presidente Rai, Paolo Garimberti, arriva dopo il rinvio delle nomine nel cda di ieri, nel quale si è parlato anche del calo di ascolti di Tg1 e Rai1. Con tre testate senza direttore (Rai Parlamento, Gr Parlamento e Tg2) e Rai3 con direttore in uscita (a ottobre Ruffini passa a La 7), ieri in cda i quattro consiglieri di maggioranza presenti (assente Angelo Maria Petroni) hanno fatto mancare il numero legale, uscendo al momento del voto. Uno schiaffo al dg Lorenza Lei, che aveva proposto le nomine di Rai3 (Antonio Di Bella), Rai Parlamento (Gianni Scipioni Rossi), Gr Parlamento (Giovanni Miele), Rai Gold (Roberto Nepote) e il Tg2 di Marcello Masi, per il quale scadono oggi i 90 giorni di direzione ad interim: diventerà  automaticamente direttore della testata. Le nomine slittano di una settimana. La situazione si fa esplosiva per la Lei: per lo stop della minoranza alle nomine di Giorgio Giovannetti e Simonetta Faverio a condirettori di Gr Parlamento (causa del blocco in cda), all’orizzonte c’è una possibile nomina a capo del Personale Rai di Carlo Nardello, parte attiva nella “Struttura Delta”. E il rischio di chiusura della terza edizione della Tgr solleva forti proteste di testate, Usigrai ed enti locali: pure il presidente della Lombardia Roberto Formigoni ritiene la decisione «grave e inaccettabile».
«Ancora una volta purtroppo motivi esogeni hanno prevalso sull’interesse dell’azienda» dichiara Paolo Garimberti, presidente Rai, verso il cda: «la Rai non può permettersi di essere paralizzata da giochi e giochini di parte. Da logiche di lottizzazione». Giorgio Merlo (Pd) vicepresidente in Vigilanza, domanda ai membri del centrodestra del cda: «Si può far di più per affossare l’azienda?». Il senatore Pd Luigi Zanda punta il dito sul mandante politico: «Distruggere la Rai è sempre stato il sogno di Berlusconi».
Cda ai ferri corti. Rodolfo De Laurentiis, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten giudicano «irresponsabile» la scelta colleghi consiglieri di maggioranza di far venir meno il numero legale: «Nonostante il delicatissimo momento che l’azienda sta vivendo per la crisi di ascolti e di ricavi sulle nomine continuano a prevalere piccoli interessi personali e di parte». Ma il consigliere Giovanna Bianchi Clerici (Lega) spiega: «Come in altre occasioni, non c’è stato sufficiente colloquio tra il dg e i singoli consiglieri». Per Antonio Verro (Pdl), «alcuni hanno scelto per rigidi formalismi di non approvare la deroga che avrebbe permesso la votazione di tutte le nomine…».
In cda si è discusso anche degli ascolti da brivido del Tg1 (ha toccato il 19.4% di share) e di Rai1 (4-5 punti in meno di share). Il dg Lei chiamerà  a rapporto i direttori. Augusto Minzolini è anche nel mirino del cdr del Tg della Lombardia, che ha inviato un esposto all’ordine dei giornalisti con «la richiesta di apertura di un procedimento disciplinare» nei confronti del direttore del Tg1 e di altri due colleghi per aver apportato «tagli di natura censoria» in un servizio (sui matrimoni gay nella chiesa valdese) modificandolo «nel senso e nella struttura».


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Da febbraio a oggi, come sapete, abbiamo vissuto in condizioni di fragilità  economica, finanziaria e politica molto serie. Tuttavia, mentre attorno a noi, più che legittimamente, concorrenti agguerriti scommettevano sulla nostra fine, corteggiando lettori e collaboratori, siamo arrivati fin qui orgogliosi di tutto quello che abbiamo fatto in oltre 41 anni di storia.

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