Bellezza e ambientalismo

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E l’energia potente della bellezza è nella vita e negli scritti del padre spirituale di tutti i naturalisti, Alexander von Humboldt. Il pittore ed etnologo George Catlin, suo caro amico, vide con lucidità  la fine dei bisonti e delle ultime tribù indiane degli Stati Uniti non ancora degradate dal contatto con la Frontiera, realtà  formidabile per i bianchi ma portatrice di indigenza e squallore tra i pellerossa, e dal 1830 al 1836, con una serie di spedizioni, disegnò gli usi, i costumi, le cerimonie e la vita di società  selvagge ancora in sintonia con la natura.
Agli albori del movimento ambientalista negli Stati Uniti pittori e fotografi di paesaggio, documentando una natura ancora intatta, capace di suscitare emozioni intense, hanno contribuito a formare la cultura conservazionista americana, nelle sue due tendenze: protezione della wilderness, territorio selvaggio, e costruzione di un Eden terreno attraverso l’opera oculata dell’uomo. Thomas Cole, Asher Durand, Frederic Edwin Church… Pittori famosi e fotografi seguirono le prime spedizioni scientifiche per studiare le nuove specie scoperte e diffusero anche attraverso il «panorama», un antesignano del cinema, immagini inedite. La formazione di gruppi per la difesa della natura fu accelerata dalla visione di tanta bellezza e dal timore di perderla.
Nell’Inghilterra della Rivoluzione industriale, un forte impegno ecologico e sociale nasce dalla ribellione alla bruttezza della produzione industriale. Architetti, pittori, artigiani inglesi rifiutano il capitalismo commerciale che distrugge la natura e degrada gli esseri umani, un impegno in loro più radicale che negli ambientalisti americani. Il National Trust si forma per conservare l’amato paesaggio – Beatrix Potter, l’autrice delle note avventure illustrate di «Peter il coniglio», comprerà  terre per conservarle intatte e le donerà  al Trust. John Ruskin e William Morris fondano la Kyrle Society per la cura dell’ambiente, difendono il Lake District, l’area di incredibile bellezza cantata da William Wordsworth, ispirano alternative con il movimento Arts and Crafts e attraverso comunità  dove l’utile è unito al bello. E il bello vive nella natura non degradata.
Anche in Italia la difesa dell’ambiente avrà  in un secondo momento il contributo degli scienziati. Le prime misure prese alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento da politici e funzionari, soprattutto di area Nitti, citano «bellezze naturali» e «monumenti naturali», accentuando l’aspetto estetico della protezione. L’aver abbandonato questa connessione ha forse contribuito alla devastazione del territorio italiano, costruito da un’arte di vivere che per secoli ha saputo conciliare mirabilmente lavoro e natura. Ma proprio negli ultimi anni un movimento difende quel che resta del nostro paesaggio e riscopre il bisogno umano di bellezza. La sua perdita fa male all’anima.


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