Standard & Poor’s colpisce ancora e declassa quindici banche italiane
Rating confermato ad A, ma outlook rivisto da stabile a negativo per altre otto banche, tra cui Unicredit. La decisione di S&P non è giunta inaspettata (tradizionalmente dopo il declassamento del debito sovrano viene ridotto anche il rating delle banche) ma ha colto di sorpresa il sistema creditizio italiano, anche per l’ampiezza del declassamento.
Oltre a Mediobanca e Intesa Sanpaolo (la maggiore banca italiana per capitalizzazione) S&P ha ridotto da A+ ad A il rating su Findomestic Banca, sulle controllate di Intesa Sanpaolo Banca Imi, Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo e Cassa di risparmio di Bologna e su Bnl (che fa capo alla francese Paribas), con un outlook negativo. L’agenzia ha invece confermato il rating A, ma ha abbassato le prospettive da stabili a negative su Banca Fideuram, Agos-Ducato, Istituto per il Credito Sportivo, Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, Unicredit e le sue controllate UniCredit Bank, UniCredit Bank Austria e UniCredit Leasing.
Secondo quanto spiegato da S&P, l’outlook negativo nel lungo termine per le 15 banche italiane «riflette la possibilità di un abbassamento del rating, se le cose resteranno uguali, a seguito di nuovi tagli del rating sull’Italia». E ancora: la decisione di tagliare i giudizi e di abbassare le prospettive sugli istituti «non considera una revisione di un potenziale ulteriore deterioramento nell’ambiente operativo ed economico del settore bancario italiano». «La debolezza delle condizioni operative potrebbe influenzare la nostra visione dei rischi economici e industriali che colpiscono il sistema finanziario italiano, che analizziamo come parte del Banking industry country Risk assessment (Bicra) e quindi, probabilmente, la capacità di credito per le banche italiane a cui diamo il rating».
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