Meno gregge per il pastore «tedesco»

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 BERLINO.Oggi alle 10.30 il papa è atteso all’aeroporto di Berlino, per la sua prima visita «ufficiale» in Germania dal 22 al 25 settembre, come capo di uno stato estero. Troverà  a accoglierlo una città  miscredente, nel migliore dei casi indifferente e nel peggiore apertamente ostile, mentre sempre più tedeschi voltano le spalle sia alla chiesa cattolica – ancora scossa da un’ondata di denunce sulla pederastia dei suoi preti – che a quella evangelica, in un processo apparentemente inarrestabile di scristianizzazione. Il papa proseguirà  poi il suo viaggio con tappe a Erfurt, in Turingia, e a Friburgo, in Baden-Wà¼rttemberg.

Benedetto XVI, come sovrano del Vaticano, è stato invitato dal presidente del Bundestag, il democristiano Norbert Lammert, a tenere un discorso in parlamento. Ma un centinaio di deputati socialdemocratici, verdi e del gruppo socialista della Linke diserteranno polemicamente e visibilmente la seduta, perché ritengono che l’invito rivolto al pontefice contrasti col principio della neutralità  confessionale della Repubblica federale tedesca, principio iscritto nella costituzione.
Mentre Joseph Ratzinger ammaestrerà  i parlamentari disposti a ascoltarlo, il centro di Berlino sarà  attraversato da un corteo di protesta contro la «disumana politica di discriminazione sessuale» della chiesa cattolica. I promotori, una rete di 67 organizzazioni, contano su 20mila partecipanti, chiamati a sfilare col motto «nessun potere ai dogmi». Omosessuali e lesbiche si troveranno insieme a atei e libertari. «Sarà  un miscuglio tra corteo politico e una sfilata del Christopher Street Day», dice Robert Kastl, uno dei portavoce del fronte antipapista.
Potentissime maledizioni all’indirizzo di Ratzinger gli stanno certamente già  arrivando dalle decine di migliaia di berlinesi che hanno la sfortuna di abitare nelle zone rosse lungo il percorso cittadino, in un raggio di diverse centinaia di metri attorno ai luoghi dove sua santità  vorrà  benevolmente di intrattenersi. È il caso per esempio della zona attorno alla nunziatura apostolica nella Lilienthalstrasse, dove Benedetto dormirà . Per tre giorni sarà  vietato parcheggiare auto e perfino biciclette. Potranno accedere al quartiere solo residenti che mostrino i documenti. Dovranno tenere le finestre chiuse e evitare di affacciarsi, per non creare spiacevoli equivoci con la polizia.
Su cento berlinesi 19 si dichiarano evangelici, 9 cattolici, 8 musulmani, mentre ben 63 appartengono a confessioni minori o a nessuna confessione. Tolti i 10.000 ebrei (100mila in tutta la Germania), i buddisti (200mila) e altri gruppi più piccoli, circa due terzi dei cittadini non professano religioni.
Sul totale della popolazione tedesca le cose vanno meglio per le chiese: i cattolici sono il 31%, gli evangelici il 30%, i musulmani circa il 5%. Ma anche in questa statistica globale il gruppo degli atei e agnostici aconfessionali supera ormai gli altri, col 35%.
E le cose vanno molto peggio nell’est della Germania. Se qui nel 1989, dopo quarant’anni di «socialismo reale» nella Rdt, due terzi dei suoi cittadini non aderivano a alcuna confessione, l’orientamento aconfessionale si è esteso ora, vent’anni dopo l’unificazione, a tre quarti della popolazione (con punte dell’81% in Sassonia-Anhalt, 80% in Brandeburgo, 79% in Meclemburgo).
Le statistiche sono impietose. Tra il 1990 e il 2010 il numero dei cattolici si è ridotto del 12,7%, quello di chi partecipa alle messe domenicali del 42,5%. I matrimoni sono diminuiti del 58,3%, i battesimi del 43,1%. Mentre il numero dei seminaristi che si preparano al sacerdozio è crollato del 62,1% (dati della conferenza episcopale tedesca).
Il 2010, l’anno orribile segnato da un interminabile rosario di denunce di abusi sessuali a danno di minori, ha avuto effetti devastanti. In quell’anno 181.193 cattolici sono usciti dalla chiesa, con un incremento del 47% rispetto al 2009. Per la prima volta il numero degli esodi ha superato quello dei battesimi (sceso a 170.339). Se si considera che sempre nel 2010 sono morti 253.000 cattolici, si capisce perché la quota dei cattolici sul totale della popolazione è diminuita di 3 decimi di punto.
In tutta la Germania i sacerdoti in servizio attivo sono ormai solo 9857. Ognuno di loro deve seguire due o tre parrocchie, riunite forzosamente in più vaste «unità  pastorali». Per la chiesa evangelica mancano ancora i dati sul 2010. La statistica del 2009 conta 148.450 uscite dalla chiesa, a riprova di una comune tendenza all’esodo, al di là  dei confini confessionali.
I dati sull’apostasia sono costantemente aggiornati per ragioni fiscali. Sulla dichiarazione dei redditi si deve sbarrare ogni anno la casella sull’appartenenza confessionale, su cui si basa la riscossione di una sovrattassa poi girata dal fisco alle chiese, la Kirchensteuer, la tassa ecclesiastica. Mentre in Italia «sbattezzarsi» è un’impresa complicata, in Germania basta una semplice dichiarazione negli uffici comunali.


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