Fmi: Italia senza pareggio di bilancio mancano all’appello 15 miliardi
WASHINGTON – Addio al pareggio di bilancio. Malgrado la maxi manovra appena varata dal governo, l’Italia non raggiungerà l’atteso obiettivo: nel 2013, secondo il Fiscal monitor del Fondo monetario internazionale, il rapporto deficit-Pil sarà ancora dell’1,1%. Grosso modo, significa che mancano all’appello circa 15 miliardi. Per centrare il bersaglio, il governo deve correre ai ripari e, soprattutto, deve stimolare la crescita, le cui stime sono drasticamente tagliate dagli esperti Fmi: 0,6% quest’anno, (dall’1% di giugno); 0,3 l’anno venturo, un punto in meno del previsto e ben al di sotto delle previsioni ufficiali (rispettivamente, 1,1 e 1,3). Così, all’indomani del declassamento di Standard & Poor’s e mentre i tecnici del Tesoro già studiano la manovra che verrà , il Fmi suggerisce il da farsi: riforma dei servizi, del mercato del lavoro e dei salari; più privatizzazioni a livello locale.
Ed è un giudizio severo, quello del Fondo. Non dissimile dall’analisi della Confindustria e della stessa S&P. Certo, la manovra, se attuata, consente al deficit di scendere (4% quest’anno, 2,4% nel 2012), portandolo a livelli vicini a quelli della Germania. Ma proprio per via del Pil che langue, il pareggio è lontano: slitta a dopo il 2016 senza interventi. «Si doveva e si deve fare di più per la crescita», avverte Carlo Cottarelli, responsabile dello studio, allineandosi alle sollecitazioni della Banca d’Italia e del presidente Napolitano. «Il problema non sono le pensioni o la sanità , ma il Pil», sintetizza. Oltretutto il caso Italia si inserisce in un contesto buio: l’economia frena ovunque, anche tra i paesi emergenti. Ci sono “reali rischi al ribasso” e lo scenario più cupo prevede un’altra recessione tanto in Europa che negli Usa. «Siamo entrati in una nuova, pericolosa fase», chiosa Oliver Blanchard, il capo economista del Fmi.
Ecco: l’Italia, con le sue fragilità , il suo deficit ancora in piedi e il Moloch del debito (121,1% quest’anno, 121,4 l’anno venturo, 120,1 nel 2013) si ritrova nel mezzo, sotto l’attacco della speculazione. Non a caso Blanchard evoca l’incognita dei mercati. «Se il paese realizza le misure decise ed riesce a finanziarsi a tassi relativamente bassi, il suo debito è sostenibile. Ma se i mercati iniziano a chiedere tassi dell’8-9 e 10%, allora è chiaro che il debito non è sostenibile». E sono guai. Da questo punto di vista il Fmi giudica “essenziale” il ruolo svolto dalla Bce con il tanto contestato acquisto dei titoli pubblici nazionali; è importante che lasci bassi i tassi. Bocciati invece gli eurobond: «Sono una buona idea, ma non ora». Cautela sui temuti spread (differenziali di rendimento) tra i bond italiani e spagnoli e i bund tedeschi: le pressioni «riflettono i crescenti timori degli investitori sul legame fra il rischio-debiti sovrani e la capacità politica della Ue di arrivare a una soluzione convincente». Nel breve periodo, l’aumento dei costi di finanziamento per Italia e Spagna ha «implicazioni sul bilancio gestibili, meno dello 0,2% del Pil se continuassero tutto l’anno». L’Italia può anche sostenere spread record, fino a 500 punti, «mentre corregge la dinamica del debito».
Secondo il Fmi, l’economia mondiale crescerà quest’anno del 4%, meno del previsto, trainata dai paesi emergenti (6,4). Per gli Usa le stime parlano dell’1,5, per l’Europa dell’1,6. Dentro Eurolandia, l’Italia è in coda: guida la Germania con un 2,7%, segue la Francia (1,7). La Spagna è a 0,8.
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