Scandalo appalti a Ponza, manette nell’isola vip

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PONZA – Sette arresti e venti indagati nella più grande isola del Lazio. Con l’accusa di associazione per delinquere e turbativa d’asta, sono finiti in manette il sindaco e tre assessori. Carcere anche per tre imprenditori edili. Diversi dipendenti comunali coinvolti. Per l’accusa era lui, Pompeo Rosario Porzio, primo cittadino di Ponza da otto anni, il capo dell’organizzazione che, dal vertice amministrativo, pilotava appalti pubblici, governava aste e licenze in barba a leggi e capitolati di gara. «Sono sconvolto», ha ripetuto. Ma, dall’alba di ieri, è a Regina Coeli, sospettato di aver concesso specchi d’acqua e arenili in mare e licenze, autorizzazioni e appalti pubblici, in terra, a favore di amici, senza l’approvazione dei piani e contro le leggi. «Gare alterate per la fornitura di beni e servizi e conferimento illecito di consulenze», taglia corto il pm Olimpia Monaco.
«L’indagine», spiega, «è partita dagli illeciti consumati tra il 2006 e il 2011, con undici gare di appalto a danno dell’amministrazione pubblica». «Dalle analisi tecniche eseguite», argomenta, «è emersa la manipolazione delle gare, affidate sempre alle stesse società  prive dei requisiti per candidarsi». «Ma», precisa il pm, «per ora non si può parlare di concussione o corruzione».
Si tratta di undici appalti, per un “fatturato” di oltre tre milioni di euro, con i relativi fascicoli che già  in bella vista riportavano il nome dei vincitori. Di quali lavori? Dall’illuminazione pubblica alla manutenzione relativa, dalla gestione del depuratore alla sicurezza dell’isola, dall’acquisto di boe e condizionatori d’aria all’affidamento di consulenze. Le indagini sono scattate dopo un esposto di un piccolo imprenditore candidatosi per una ristrutturazione. I carabinieri dell’isola, avviati i primi accertamenti, hanno fatto partire le segnalazioni. Con il sindaco sono stati arrestati tre assessori: Silverio Capone (Trasporti, Servizi sociali), Francesco Schiano (Demanio marittimo), Mario Pesce (Lavori pubblici, Patrimonio). Sono finiti in carcere anche due imprenditori di Roma, Pietro Iozzi, Luca Mazzella, e uno di Frosinone, Giovanni Cersosimo. Nell’ordinanza di custodia cautelare vengono contestate accuse che, a seconda delle posizioni dei singoli, vanno dall’abuso d’ufficio al falso, alla turbativa d’asta per un “fatturato” che gli inquirenti stimano in oltre tre milioni di euro. Il sindaco, già  carpentiere navale, forte di un cantiere che gli aveva lasciato il padre Biagio, originario di Torre del Greco, aveva cominciato a farsi strada a Ponza, ingrandendosi sul tratto centrale della spiaggia di Santa Maria che fronteggia il porto, con consistenti colate di cemento. E ora, un suo grande accusatore, Enzo Mazzella, che contro l’amministrazione lotta da anni per far spostare i rumori e i fumi della centrale elettrica dal centro dell’isola, commenta: «Tre sentenze del Tar e una del Consiglio di Stato sono state disattese dal Comune che sembrava essere al di là  e al di sopra delle leggi: gli arresti sono il primo segnale che la giustizia esiste anche qui».


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