Binasco si dimette dalla Serravalle

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Entrambi, Binasco e Pagani, sono coinvolti nell’inchiesta dei pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia, partita dalla riqualificazione dell’area Falck di Sesto e sfociata nell’affaire Serravalle, che vede al centro l’ex presidente della Provincia Filippo Penati.
Binasco, storico braccio destro di Marcellino Gavio, finito in carcere ai tempi di Tangentopoli dopo aver raccontato ad Antonio Di Pietro come venivano versate le mazzette a Pci e a Psi, oggi è presidente della Sias e di Aurelia e amministratore delegato di Argo, società  di punta e casseforti del gruppo. Nell’aprile del 2010, la nuova giunta provinciale presieduta da Guido Podestà  aveva dato il via libera ad una modifica dello statuto grazie al quale era entrato nel cda, in rappresentanza dell’unico socio privato, un settimo consigliere: Binasco, appunto. In una lettera all’attuale presidente della società  delle tangenziali milanesi, Marzio Agnoloni, Binasco ha spiegato di volersi chiamare fuori per potersi difendere meglio, ora che il suo nome è iscritto nel registro degli indagati: l’accusa ipotizzata è di concussione, in merito ad una presunta tangente di 2 milioni di euro mascherata dietro una caparra per un’operazione immobiliare mai conclusa.
Pagani invece, che all’epoca dei fatti contestati era responsabile del settore Infrastrutture e Finanze di BancaIntesa, è finito nell’inchiesta monzese con l’accusa di corruzione. Di lui si parlerà  ancora: in una intercettazione finita agli atti, Pagani racconta ad un collega del progetto di Binasco, intenzionato a creare un grande polo autostradale del Nord, unendo Serravalle a Serenissima.
Del passo indietro di Pagani e della sua sostituzione è possibile che discuterà  oggi Podestà  con l’ad del gruppo bancario, Corrado Passera, in un incontro che era già  in programma sul tema dello sviluppo delle infrastrutture lombarde: va ricordato infatti che Intesa è presente nelle società  nate per realizzare le nuove strade della Lombardia: Pedemontana, Brebemi e Tem. E gli enti pubblici, Provincia di Milano in testa, non sono intenzionati a rinunciare alla partnership con i soci privati, soprattutto in questa fase di grave crisi economica: anche a costo di sacrificare il controllo di maggioranza.


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