Ubs, un trader fa un buco da 2 miliardi

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LONDRA – Lo hanno arrestato nella City deserta alle 3 del mattino: non si sa se mentre festeggiava o preparava la fuga. Kweku Adoboli, 31 anni, africano del Ghana, è entrato ieri nella ristretta cerchia dei grandi «rogue traders», gli «operatori canaglia» della finanza internazionale: accusato di una truffa da 2 miliardi di dollari ai danni della Ubs, la più grande banca svizzera, negli uffici londinesi della quale lavorava da tempo.
Scotland Yard afferma che è imputato di «sospetta frode e abuso della sua posizione». Un portavoce del colosso bancario svizzero si limita a dire che la vicenda è «ancora sotto inchiesta», a indicare l’ammontare della perdita, «intorno ai 2 miliardi di dollari», e ad ammettere che potrà  costringere la Ubs a riportare un bilancio in rosso per il terzo trimestre 2011. «Nessuna posizione dei nostri clienti ne risentirà », soggiunge il portavoce, ma sarà  probabilmente la banca a risentirne: gli analisti predicono che potrebbero cadere altre teste, oltre a quella di John Hughes, diretto superiore di Adoboli nella squadra che si occupa di Globald Synthetic Equities Trading, il settore in cui è avvenuto l’imbroglio. Corre rischi perfino la leadership di Oswald Grubel, presidente della Ubs, che negli ultimi tre anni ha cercato di risollevarla dal trauma del crac del 2008. E c’è chi non esclude che il braccio investimenti del numero uno del credito svizzero possa essere sciolto a causa dello scandalo.
Un filo di barba e baffi, volto da ragazzo, maglietta bianca: così Adoboli appare nel suo profilo su Facebook. Eppure i clic dei suoi polpastrelli sulla tastiera di un computer muovevano somme enormi nell’Exchange Traded Fund (Etf), un fondo di investimenti che opera su prezzi e valute estremamente mutevoli. Il giovane trader è sospettato di «operazioni di intermediazione non autorizzate». La Ubs mantiene per ora il riserbo su dove, come e quando abbia avuto luogo la frode. Ma il colpo subito è spaventosamente grosso. Salvata dall’intervento dello stato svizzero, dopo che tre anni fa il collasso dei mutui troppo facili le era costato 50 miliardi di dollari di perdite, la Ubs ha avviato un intenso programma di risanamento. Doveva completarlo nei prossimi mesi con un taglio di 3500 posti di lavoro che avrebbe permesso un risparmio di 2 miliardi e mezzo di dollari, ora vanificato dalle transazioni fraudolente di Adoboli. La banca (che detiene l’1,1 per cento dell’Eni e ha altri investimenti in Italia) ha 65 mila dipendenti nel mondo, di cui 6 mila a Londra, dove ha sede il cuore del suo braccio investimenti, insieme a New York. «La notizia della frode è allarmante, ma non cambia la solidità  fondamentale del nostro istituto», sostiene il portavoce.
Non tutti concordano. «Cosa facevano i suoi manager, dormivano?», si chiede il Financial Times. «E’ un serio danno alla loro credibilità », dichiara un analista della City alla Bbc. «Quanto avvenuto è la migliore dimostrazione che i più sofisticati sistemi di controllo elettronici utilizzati dalle banche per evitare episodi del genere», commenta Chris Roebuck della Cass Business School, «non possono fermare un individuo determinato ad aggirarli».


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