Il premier a Lavitola: “Vi scagiono tutti”

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NAPOLI – Serata di fine agosto in Bulgaria, due minuti alle 21. In sottofondo voci e rumori di una cena d’estate. “Peperoni”, ordina Valter Lavitola mentre chiama in Italia con un cellulare. Le anticipazioni di Panorama hanno appena rivelato che la Procura di Napoli tiene sotto inchiesta l’editore dell’Avanti! e i coniugi Tarantini per estorsione ai danni di Berlusconi. In questa telefonata, ora depositata, il premier non si limita a invitare Lavitola a restare all’estero, ma lo rassicura anche: «Sono cose che non esistono e su cui io scagionerò naturalmente tutti». Un retroscena che giunge nel pieno della tesa “trattativa” tra i pm Vincenzo Piscitelli, Francesco Curcio e Henry John Woodcock e il consulente giuridico di Berlusconi, l’avvocato Niccolò Ghedini, per concordare l’audizione di Berlusconi, come parte offesa. Ieri riunione del pool con il procuratore Lepore fino a tarda sera. Sarà  intanto discusso mercoledì il ricorso al Riesame proposto dall’avvocato Gaetano Balice, legale di Lavitola (tuttora latitante) e dagli avvocati Alessandro Diddi e Ivan Filippelli, difensori di Gianpi Tarantini, ancora in carcere, e della moglie Nicla, ai arresti domiciliari. Agli atti, anche i verbali delle audizioni di alcuni fra i principali testi dell’indagine come la segretaria del premier, Marinella Brambilla, gli avvocati Giorgio Perroni e Nicola Quaranta, difensori di Tarantini nel caso escort a Bari. Colpiscono anche stralci delle intercettazioni dal procedimento che ha dato il via all’inchiesta: quello sugli affari di Finmeccanica.
La promessa di B: «Vi scagionerò tutti»
È il 24 agosto, Valter Lavitola (V) chiama Silvio Berlusconi (B).
B. «Sì pronto».
V. «Dottore, senta sto in Bulgaria, sto a Sofia con un telefono di qua se intercettano pure questi è… Che c… ne so».
B. «Certo. Hai visto che avevo ragione io! Dimmi».
V. «Eeeh. Purtroppo sì, non lo so… Dico io ho visto pure la sua dichiarazione che lei ha aiutato questo ragazzo e così … come».
B. «Non, no non facevo riferimento tuttavia alle cose che ho successivamente letto che non esistono quindi sono»
V. «E’… ».
B. «Sono tutte cose che non esistono e su cui io scagionerò naturalmente tutti».
V. «È per questo voglio di’… quello tutto. Ma. Cioè voglio di’… questo è un parto di pura fantasia perché oltretutto…»
B. «Sì io non so quali sono le vostre affermazioni tra di voi, che non conosco».
V. «Ecco, eh…» .
B. «Ecco beh».
V. «Ma non credo che ci sia nessun tipo di affermazione… «
B. «Ecco comunque, insomma, io non. .. Quando posso aiuto, quando non posso non aiuto e quando aiuto sono contento di poter aiutare… tutto qui».
V. «Senza ombra di dubbio, senta dottore, e va be’, io mo’ sto fuori, a ‘sto punto».
B. «E… e resta lì, e vediamo un po’, uuhm!».
V. «Dopodiché proviamo a trovare il modo per contattarci».
B. «Va bene».
V. «Cerchiamo di non abbandona’ a questo qua».
B. «Certamente… certamente… e! D’accordo, eh»?».
V. «Un bacione, dottore».
B. «Bene, buone vacanze».
V. «Pure a lei, grazie».
B: «Ciao»
Marinella e i prelievi dalla “cassaforte dei contanti”
La segretaria del presidente del Consiglio, Marinella Brambilla, nell’interrogatorio in qualità  di teste davanti ai pm di Napoli, risponde alle domande sul fatto che Lavitola nelle telefonate facesse riferimento a «foto»: per i pm, nome in codice del denaro.
Brambilla: «Devo dire che io effettivamente ho fatto avere anche delle foto del presidente Berlusconi a Lavitola. Si tratta di due tipi di foto che conservo presso le mie segreterie (…). Qui ci sono diversi pacchi di quelle foto del presidente Berlusconi (…). In una prima circostanza, lasciai effettivamente foto che Lavitola mandò a ritirare in portineria. Successivamente – prosegue – mi resi conto che Lavitola parlava per telefono di foto in modo sibillino. Presi tempo e riferii della conversazione: dissi cioè a Berlusconi che Lavitola voleva delle “foto” parlando in modo strano, come se volesse alludere a qualcosa d’altro. Il presidente allora capì subito e mi disse di prelevare 10mila euro dalla sua cassa privata (una piccola cassaforte dove custodisce il contante) e di suddividere la somma in due buste da 5mila euro. Mi disse che si trattava di somme destinate a Tarantini e sua moglie, richieste per loro conto da Lavitola». La Brambilla aggiunge di aver consegnato le buste all’incaricato di Lavitola. (…) Nell’autorizzarmi a prelevare questi soldi, Berlusconi mi disse che si trattava di un prestito».
Pm. «Quando fu autorizzata da Berlusconi a prelevare dalla cassa i soldi destinati ai coniugi Tarantini tramite Lavitola, il Cavaliere era piccato, indifferente, soddisfatto o infastidito?».
Brambilla. «Ricordo che era sicuramente infastidito e piccato. Disse qualcosa tipo: “Ma è un rompiscatole… o qualcosa del genere».
Pm. «Ha tenuto la contabilità  di tali movimenti? Le è stata fermata una ricevuta?»
Brambilla. «Feci apporre ai “Giuanin” quando ritirava le buste su un foglio di carta bianca una sua firma sotto una data. Era una sorta di ricevuta, direi di promemoria. Fu una mia iniziativa, presa per mia esclusiva sicurezza».
Pm. «Sono capitati altri episodi simili?»
Brambilla. «Se da una parte il presidente Berlusconi è una persona molto generosa, tuttavia non mi è mai capitato che qualcuno chiedesse soldi con le modalità  di Lavitola, per questo lo definirei davvero “unico”».
Perroni: «Inopportuno il denaro a Tarantini»
Sentito il 9 settembre, l’avvocato Giorgio Perroni spiega perché chiese a Gianpi Tarantini se avesse ricevuto il mezzo milione destinatogli dal premier attraverso Lavitola. Perroni: «Ghedini propose al presidente di accertare tramite me, che sono difensore di Tarantini, se tale somma fosse già  stata versata a Tarantini, e ciò perché, se per caso non l’avesse ancora ricevuta, si poteva bloccare l’operazione. Il presidente – aggiunge Perroni – accettò la proposta di Ghedini e mi chiese di chiedere a Tarantini se avesse ricevuto i 500mila euro. Così feci e Tarantini mi rispose di no; io di tanto informai Ghedini». Alla domanda dei pm sul perchè Perroni e Ghedini considerassero inopportuna l’elargizione a Tarantini, il penalista risponde: «Basta vedere quello che è successo: non c’è dubbio che tale dazione poteva essere equivoca. Il presidente però in quella occasione era assolutamente tranquillo, disse che si trattava di un semplice aiuto economico che voleva corrispondere ad una persona in difficoltà  senza chiedere nulla in cambio».
La Fregatura di 6 milioni
Una commissione da 6 milioni di euro, per un contratto di Finmeccanica da 600 milioni, sarebbe stata “soffiata” da Alejandro Agag – si tratterebbe del marito della figlia dell’ex-premier spagnolo Josè Maria Aznar – a Debbie Castaneda, ex modella colombiana diventata consulente di Finmeccanica. Intercettata ma non indagata, la Castaneda parla con un amico. «Gli spiega che ha avuto una brutta esperienza con Alejandro, il genero di Aznar, il quale le ha soffiato la commissione con Finmeccanica per cui adesso si muoverà  solo con accordi scritti».
«Gente di m. Cadranno in un sol colpo con Berlusconi»
Nella telefonata del 14 giugno, tra Paolo Pozzessere (il direttore commerciale di Finmeccanica) e la Castaneda, fioccano commenti. Negli atti si legge: «Pozzessere dice che parlando con Guido gli ha chiesto della Santanché, che a quanto gli hanno detto ha 4-5 milioni di debiti perché si è rifatta casa e non ha pagato i fornitori. Debbi dice, riferendosi alla Santanché: “Lei è sempre stata una str…, Paolo, con tutti eh”. Pozzessere dice che questa è gente di m., d’altronde è la stessa che frequenta Berlusconi. Debbie dice che quella (la Santanché) l’ha messa Ignazio. Secondo Pozzessere, questi sono gli errori che fa lui, che mette gente inqualificata in posti importanti. Debbie dice che la Santanché è cattiva, anche se invece con lei è carina (…). Secondo Paolo, quando il presidente andrà  via, e prima o poi accadrà , tutta questa gente sparirà  in un sol colpo». Si legge ancora negli atti: «I due fanno riferimento allo scandalo Berlusconi relativo alle escort e Pozzessere dice che secondo lui il suo comportamento è criticabile, perché è il presidente del Consiglio, inoltre anche all’estero veniamo criticati per questo, infatti ieri in Turchia ha saputo che il primo ministro Erdogan non ha più rapporti con lui a causa di questo motivo. Pozzessere dice che secondo lui non andrà  lontano (…). Secondo Pozzessere, lui è impazzito da quando si è lasciato con la moglie. Pozzessere dice che prima o poi gli prenderà  un colpo visto che la notte non dorme e l’altra volta gli si è addormentato davanti».


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