“Un miracolo è ancora possibile il default colpirebbe tutta Europa”

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ISEO – «Quando guardo al mio Paese, a com’è ridotto, provo un’infinita tristezza. Ma ancora di più, una grande rabbia: dov’era Atene quando dieci anni fa è entrata nell’euro? Quando assisteva agli sforzi tedeschi per uscire dalla riunificazione, alle misure strutturali che gli altri prendevano, alla formazione del modello olandese di piena occupazione e quello francese di assistenza ai giovani in cerca di lavoro? Dov’era? Perché non ha fatto nulla?» Cristopher Pissarides, greco cipriota, docente alla London School of Economics, premio Nobel 2010, agli European colloquia dell’Istituto Iseo (fondato da Franco Modigliani) e della Pioneer Investments, ha presieduto un paludato dibattito sulle riforme pensionistiche. Ma appena fuori, chiuso in una saletta, esplode in tutta la sua passione neanche un po’ mitigata dalla notizia che la “troika” ha ripreso le missioni ad Atene.
Professore, per la Grecia è finita?
«No, c’è ancora la possibilità  che qualcosa di miracoloso accada per evitare il peggio. I ritardi accumulati sono pazzeschi ma sarebbe una distruzione di valore immensa per la Grecia e per i partner. L’effetto-domino sarebbe incontrollabile e tutti, a partire dalla Germania, ne avrebbero un danno senza precedenti».
Non avverte una certa mancanza di solidarietà ?
«Viviamo in democrazia: è logico che la Merkel, pur animata da un genuino spirito europeista, incontri opposizioni. Secondo me alla fine troverà  la forza politica per condurre in porto il salvataggio del mio Paese. Ma sarà  dura, e il peggio deve ancora venire».
Papandreou si è consultato con lei?
«Certo, abbiamo avuto tanti incontri. Gli ho proposto un piano in quattro punti: pensioni, taglio del settore pubblico, liberalizzazioni e privatizzazioni. Purtroppo tutti e quattro sono in grave ritardo per colpa dell’opposizione al premier. Il salto da 58 a 65 anni per le pensioni è complicatissimo. Sulle privatizzazioni è stato solo venduto il 10% delle Telecom per 390 milioni quando si dovevano realizzare 5 miliardi. Papandreou è un socialista e questo in teoria rende più agevole spiegare alla popolazione i sacrifici. Ma gli oppositori giocano al massacro, e i moti di piazza complicano maledettamente le cose».
Chi è che fa ostruzionismo, il centro-destra?
«Chiamiamoli proprio destra, non potrei definire diversamente New democracy. Non si rende conto che basta un nulla e tutto sarà  finito. Noi la destra ce la ricordiamo, quella dei colonnelli: ora sembrava che fossimo in cammino per diventare un paese moderno finché tutto si è inceppato. Ma se crolla l’euro è peggio dell’Argentina: quando recise il legame peso-dollaro precipitò, eppure gli restavano tanti mercati di sbocco con valute terze. Per l’Europa il mercato è molto più ridotto».
Su quali punti Atene è in maggior ritardo?
«Bisogna aprire le professioni, ridurre la burocrazia, sbloccare le liberalizzazioni. Sarebbe un impulso all’economia e un colpo alla corruzione. Me l’ha raccontato Papandreou, io che vivo lontano non ci credevo: quando vai in un ufficio pubblico per prima cosa devi allungare la mazzetta. Se i passaggi per le autorizzazioni si riducono da dieci a uno, abbiamo velocizzato l’economia e tagliato del 90% la corruzione. Spero che i miei connazionali lo capiscano».


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