Gli ebrei di New York tradiscono Obama

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New York – In una giornata funesta per Barack Obama l’unico spiraglio di sole è un sondaggio Reuters/Ipsos che gli dà  un vantaggio di sei punti sui rivali repubblicani alle presidenziali del 2012. È un mini-rimbalzo, legato all’annuncio della sua manovra per l’occupazione: rischia di essere effimero, se la Camera a maggioranza repubblicana gli boccia quel piano. Ma ieri Obama aveva davvero bisogno di aggrapparsi a qualche consolazione. Al suo risveglio, è stata confermata la pesante disfatta elettorale in un collegio tradizionalmente democratico, nel quartiere di Queens a New York. La lettura dei giornali del mattino ha riservato un’altra amarezza per il presidente: in prima pagina sul Washington Post c’erano rivelazioni sul “Solyndra-gate”, lo scandalo dei finanziamenti federali a un’azienda di pannelli solari che la Casa Bianca aveva additato come un gioiello della Green Economy. Non solo Solyndra è finita in bancarotta, e sono andati in fumo 535 milioni di dollari di sussidi pubblici, ma l’Fbi indaga su possibili irregolarità  e i repubblicani denunciano pressioni indebite dell’Amministrazione per sborsare rapidamente i finanziamenti a quell’impresa.
È una brutta storia, che la destra intende cavalcare perché colpisce due “miti” di Obama: la sua manovra di spesa pubblica del 2009 che secondo il presidente avrebbe impedito all’America di sprofondare in una recessione ancora più grave; e la Green Economy. La brutta fine di Solyndra, l’impresa di Fremont in California che non ha retto alla concorrenza cinese nei pannelli solari, sembra un caso da manuale. Ecco come vengono sprecati i soldi dei contribuenti, denuncia la destra. Ed ecco cosa vale l’impegno ambientalista del presidente, che si ostina a rincorrere le energie rinnovabili invece di lasciare che i petrolieri trivellino l’Alaska. Il guaio è che la Casa Bianca sembra aver fornito il destro per le denunce: i membri repubblicani di una commissione parlamentare di controllo hanno procurato al Washington Post le email da cui risulterebbero sollecitazioni perché il dipartimento dell’Energia versasse in fretta i 535 milioni a Solyndra: in modo da consentire al vicepresidente Joe Biden di fare un annuncio “trionfalistico” sugli aiuti alla Green Economy due anni fa.
Se lo scandalo del Solyndra-gate rischia di montare nei prossimi giorni, ieri lo shock in campo democratico era legato soprattutto alla sconfitta elettorale in un collegio-simbolo. Tutto nasce dallo scandalo a luci rosse che costrinse alle dimissioni il deputato democratico Anthony Weiner, quello che mandava dal cellulare foto in primo piano dei propri attributi. Una storia squallida, ma “i genitali su Twitter” sono diventati l’occasione per un altro test della debolezza di Obama. Incrinando una roccaforte storica del consenso democratico, la comunità  ebraica newyorchese. Il nono distretto congressuale di New York non eleggeva un repubblicano dal 1920. Stavolta invece all’elezione suppletiva per sostituire Weiner ce l’ha fatta proprio il candidato della destra, il semisconosciuto Bob Turner: 70 anni, pensionato, ex dirigente di una cable tv ma senza legami di parentela con il fondatore di Cnn Ted Turner. Eppure aveva di fronte un avversario democratico di rango, David Weprin, rampollo di un clan di notabili del partito.
È lo stesso Bob Turner ad aver dato l’interpretazione della sua vittoria: «È stato un referendum sul presidente Obama». Gli ha fatto eco Pete Sessions, che dirige il National Republican Congressional Committee: «Obama è diventato un handicap per tutti i candidati democratici». La perdita di un collegio che sembrava blindato per i democratici, ha delle spiegazioni che coinvolgono la politica estera. Il nono distretto congressuale include alcuni quartieri operai di Brooklyn, ma comprende soprattutto l’area di Queens dove vive la massima concentrazione di ebrei ortodossi. Questi ultimi rimproverano a Obama le aperture ai palestinesi, in particolare l’invito a Israele a considerare un ritorno ai confini del 1967. Non sono bastati gli sforzi della Casa Bianca per indurre i palestinesi a ritirare la risoluzione che sarà  votata all’Onu, sul riconoscimento del loro Stato. Perfino una figura storica che incarna l’alleanza tra comunità  ebraica e democratici, l’ex sindaco Edward Koch, ha fatto campagna contro il candidato del suo partito.


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