Immigrati ma non solo, ecco gli studenti “vulnerabili”
Secondo il rapporto, il 42,8% del campione nei paesi Ocse dispone di competenze di lettura al di sotto del livello 3 (intermedio). In Italia il dato e’ superiore alla media, assestandosi sul 45,1%. In generale, il rischio di avere punteggi bassi e’ di circa una volta e tre quarti maggiore per studenti provenienti da ambienti svantaggiati, di una volta e mezza maggiore per gli immigrati, sia di prima sia di seconda generazione, e di una volta e mezza per i ragazzi rispetto alle ragazze. “Uno studente i cui genitori hanno ottenuto solo un basso livello di istruzione ha 1,72 volte piu’ probabilita’ di punteggio inferiore al livello 3 sulla scala di lettura Pisa” mette in chiaro il rapporto.
In Italia la percentuale di studenti con genitori che hanno bassi livelli di istruzione, cioe’ con meno di 12 anni trascorsi tra i banchi di scuola, era nel 2009 del 24,5%, contro una media Ocse del 17,1%. Per questi ragazzi il rischio vulnerabilita’ e’ di 1,56 volte maggiore rispetto ai coetanei. La percentuale di immigrati di prima e seconda generazione nelle scuole nel 2009 era invece del 5,5%, ben al di sotto della media Ocse del 10,4%. In questi casi il rischio e’ di 1,69 volte maggiore, come per i giovani con status economico-sociale basso. In Italia, infine, essere di sesso maschile comporta un rischio vulnerabilita’ di 1,58 volte rispetto a una ragazza.
“I giovani che non acquisiscono competenze alfabetiche forti durante l’istruzione primaria e secondaria sono considerati vulnerabili- avverte l’Ocse- perche’ a maggiore rischio di essere disoccupati, di sviluppare problemi di salute fisica e mentale e di prendere parte ad attivita’ criminali”. Lo sviluppo delle abilita’ non cognitive, come la perseveranza, la motivazione e l’impegno sociale e intellettuale e’ altrettanto importante per la salute a lungo termine e il benessere: “Gli studenti che non riescono a sviluppare queste abilita’ in maniera adeguata sono considerati vulnerabili”. (Dire-Redattore Sociale)
(DIRE)
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