LAVORO Per la morte non esiste crisi, anzi c’è «crescita»
La Lombardia continua a tenere le fila delle stragi sul lavoro, seguita da Veneto, Emilia Romagna, Sicilia, Toscana, Piemonte e Campania. A presentare i dati aggiornati su una delle emergenze più gravi del nostro Paese è l’Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering di Mestre. Considerando il numero di occupati per ciascuna regione è la Valle d’Aosta che rimane in cima alla scoraggiante classifica delle morti sul lavoro. Mentre in termini assoluti è la provincia di Milano la più pericolosa con 11 vittime, seguita da Bolzano, Brescia e Torino. Gli incidenti mortali in agricoltura sono i più frequenti (circa il 40% del totale); il 22,1% nelle costruzioni. Le fasce d’età maggiormente colpite sono i quarantenni e i cinquantenni (44,5% dei casi). gli stranieri sono il 12,1%. L’area in cui si evidenzia la situazione peggiore in termini di morti bianche rispetto alla popolazione lavorativa è quella delle Isole (19), seguita dal Nord-Est (16,8), dal Sud (16), dal Centro (15,3) e dal Nord-Ovest, che si rivela essere – nel male – quella più «virtuos» (12,5). Preoccupante sta diventando la situazione delle morti bianche nel commercio e nelle attività artigianali. Secondo i dati, sono quasi il 14% del totale. Il 5,5% dei decessi si è verificato nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni, mentre nei servizi il 3,7%. E ancora il 2,9% nella produzione distribuzione manutenzione di energia elettrica, acqua e gas; il 2,3% nello smaltimento rifiuti; l’1,4 nelle industrie estrattive e nella produzione e lavorazione dei metalli; l’1,1% nell’industria alimentare e degli autoveicoli.
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