Nuovo addio alle Province e pareggio di bilancio Saccomanni verso Bankitalia

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ROMA – Dopo la fiducia alla manovra, arriva il ddl costituzionale. L’Italia inserisce nella Carta l’obbligo del pareggio di bilancio dal 2014 e di nuovo dice addio alle Province, con la sola esclusione di Trento e Bolzano: al loro posto arriveranno dei «super comuni» o «città  metropolitane». La decisione giunge nel giorno in cui il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, conferma di aver parlato della manovra con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e di aver inviato al governo dei «messaggi» insieme al governatore della Banca d’Italia e prossimo presidente della Bce, Mario Draghi. «Nessun diktat», però. «Non dettiamo alcunché per definizione, non imponiamo nulla». Lo stesso Draghi è stato ricevuto ieri sera dal premier a palazzo Chigi: mezz’ora di faccia a faccia, presente il sottosegretario Gianni Letta. Sul tappeto, insieme alla crisi economico-finanziaria, anche la questione della successione in Banca d’Italia: prende sempre più quota la candidatura interna di Fabrizio Saccomanni, attuale direttore generale di palazzo Koch, sostenuta proprio dal governatore uscente.
Sembra anche che Berlusconi volesse ragguagli su come erano state prese le nuove misure a Francoforte. E Draghi lo ha rassicurato: l’accoglienza è stata buona. Perciò, dovrebbe essere salvo pure il prezioso programma di acquisti di titoli pubblici da parte della Bce, indispensabile per fronteggiare la speculazione, anche se, sul punto, Trichet si trincera dietro un rigoroso «no comment», ribadendo anzi che lo shopping ha «carattere temporaneo». Al tempo stesso però il banchiere francese sostiene che le ultime decisioni del governo italiano «confermano una cosa importante: un primo impegno» da parte dell’Italia. Aggiunge che dopo alcune «esitazioni», alcune «complessità », alla fine si è visto qualcosa «che va nella direzione dell’impegno iniziale». E per il futuro avverte: bisogna «muoversi in anticipo rispetto agli eventi, e se ci sono nuove decisioni da prendere, verranno prese».
Così, mentre la manovra è attesa lunedì alla Camera, insieme ad una fiducia-bis, il paese imbocca il percorso costituzionale per eliminare le Province e blindare il bilancio. Subito protestano gli amministratori e pure i sindaci che annunciano uno sciopero per il 15: è la prima volta. L’Anci, l’Associazione di categoria è pronta a ricorrere alla Consulta. Ma il governo va avanti lo stesso: la Bce, la Ue e i mercati non consentono tentennamenti. Il ddl stabilisce che i Comuni che si trovano nel territorio delle Province soppresse saranno costituiti in Unioni di Comuni. Queste Unioni succederanno alle province in ogni rapporto giuridico, anche di lavoro. La finalità  del provvedimento è la riduzione della spesa pubblica e la semplificazione dell’organizzazione regionale.
Accanto a questa misura, c’è il vincolo di pareggio del bilancio che entra come regola d’oro nella Carta costituzionale all’articolo 81. Si potrà  ricorrere al deficit solo in casi di estrema necessità  e solo con la maggioranza assoluta. Il ministro Tremonti assicura che non sarà  solo un criterio contabile ma «un principio ad altissima intensità  politica e civile». L’importante ora è che il Parlamento ne discuta presto e con rapidità : «E’ nell’interesse del paese».
«Il bilancio dello Stato – è scritto nel provvedimento – rispetta l’equilibrio delle entrate e delle spese. Non è consentito ricorrere all’indebitamento, se non nelle fasi avverse del ciclo economico, nei limiti degli effetti da esso determinati, o per uno stato di necessità  che non può essere sostenuto con le ordinarie decisioni di bilancio». Lo stato di necessità  – ecco una novità  – «è dichiarato dalle Camere in ragione di eventi eccezionali, con voto espresso a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti. Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri finanziari provvede ai mezzi per farvi fronte. Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo».


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