Gli assistenti sociali bocciano la manovra: “Si smantellano i servizi”

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ROMA – L’ Ordine Nazionale degli Assistenti sociali evidenzia con viva preoccupazione lo smantellamento del sistema dei servizi sociali. “Si rischia il ritorno al puro assistenzialismo, con pesanti ricadute sui fattori che costituiscono la salute sociale”, si legge in una nota. “Il Consiglio nazionale dell’Ordine Assistenti sociali – prosegue la nota – ha responsabilmente atteso la definizione dell’ultimo testo che risponde agli impegni presi in sede europea per fronteggiare il gravoso deficit pubblico, prima di pronunciarsi sui suoi contenuti; non può esimersi tuttavia dall’esprimere oggi sconcerto e forte dissenso nei confronti dei provvedimenti adottati, che rischiano di riportare il nostro Paese alla fase post bellica di puro assistenzialismo nei confronti dei soggetti più deboli, in assenza peraltro di auspicabili e sostanziali progetti di crescita e di riorganizzazione del sistema dei servizi sociali, nei quali la professione può apportare contributi propositivi”.

“Se l’Ordine degli Assistenti Sociali è disposto a collaborare per una corretta revisione del welfare “obsoleto” e lontano dalle attuali esigenze, innovando il sistema dei servizi per corrispondere ai mutamenti intervenuti, non può accettare di non essere primario interlocutore del legislatore nell’ individuare i necessari ed irrinunciabili supporti per contrastare le fragilità  sociali”.

“L’esigibilità  dei diritti ha ‘un costo’, ma rappresenta al tempo stesso un investimento sociale di straordinaria importanza. L’equità  e la razionalizzazione della spesa – fatto a cui regioni e autonomie locali sono “fortemente abituate”  dopo le ultime manovre economiche – potranno contrastare sprechi e duplicazioni. Non va trascurato che le nuove teorie sul Pil e sullo sviluppo economico, introducono lo “stato di benessere della popolazione” come indicatore che contrasta sia povertà  che marginalità . A questo proposito occorre ribadire come la salute sociale dei cittadini, oggetto del nostro mandato costituzionale, è ancora una volta soggetto disatteso, rispetto alla salute sanitaria, preservata in qualche modo dal testo di legge che protegge il ruolo delle professioni sanitarie distinguendole in maniera sostanziale dalle altre professioni ordinate”.

“Le forti restrizioni economico-finanziarie non possono riportare il sistema sociale del Paese ad un welfare residuale,  rivolto unicamente alle persone senza reddito e ancor meno fondare la rete dei servizi su azioni di sola solidarietà , perché la stessa ha senso all’interno di una responsabilità  pubblica, come indica la Costituzione nella definizione dei ‘diritti civili e sociali’”.

“Questa manovra colpirà  doppiamente la nostra comunità  professionale: da una parte la mancanza di risorse ed il ritorno al vecchio assistenzialismo indeboliranno ancor di più il cittadino in difficoltà , facendo esplodere la rabbia nei confronti delle istituzioni; dall’altra, perchè minori servizi significano anche mancanza di opportunità  lavorative per i giovani colleghi sia nel privato che nel pubblico, con una condizione sempre più marcata di precariato e di lavoro sottopagato, che non agevola gli interventi della professione a favore dei cittadini”.

“In particolare, analizzando la legge delega della riforma assistenziale, il Cnoas mette in rilievo alcuni aspetti sui quali è doveroso ed urgente un richiamo al governo ed alle Istituzioni per un riequilibrio legislativo: la definizione di ‘assistenza sociale’ è fortemente restrittiva rispetto al concetto  di sistema di servizi sociali o di servizi integrati, o di politiche per i diritti civili e sociali come è previsto dall’articolo 117, lett. m) della Costituzione; non compaiono né i livelli essenziali delle prestazioni sociali previsti nella Costituzione e ritenuti vincolanti dalla legge 42/09 sul Federalismo fiscale, né sono menzionati “i macro obiettivi di servizio” di cui al decreto sul Federalismo fiscale regionale 68/2011. Né infine si fa cenno all’esigenza di percorsi condivisi con le regioni”.

Riqualificare le prestazioni socio assistenziali del sistema di Welfare solo a favore dei soggetti autenticamente bisognosi restringe il ruolo delle prestazioni professionali e delle politiche sociali a politiche contro la povertà  materiale, in contrasto con gli indirizzi europei (ricordiamo in proposito gli Obiettivi 2020) di inclusione e di utilizzo delle politiche di coesione,  come elemento di sviluppo delle realtà  sociali. Si dimentica in tutto questo il ruolo fondante della professione e del servizio sociale professionale, così come definito dalla Raccomandazione Rec (2001)1del  Consiglio d’Europa.

L’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali agirà  di concerto con gli Ordini Regionali che rappresentano tutta la comunità  professionale per verificare l’opportunità  di una massiccia azione di protesta, rivolgendo anche un appello al Capo dello Stato: “l’assistenza sociale e sanitaria ai cittadini devono essere fortemente integrate e rappresentare per lo Stato lo stesso valore. L’assenza di proposte orientate ad un sistema di azioni positive, promozionali e preventive alimenta i fattori di rischio sociale, che incideranno pesantemente sulla nostra comunità , mettendo a repentaglio la stessa coesione del nostro Paese”.

 

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