Mercati con il fiato sospeso per Roma la Bce potrebbe staccare la spina

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CERNOBBIO -L’allarme lo lancia Emma Marcegaglia quando «chiede alla politica di rendersi conto della gravità  della situazione, di agire immediatamente perché rischiamo molto». Cos’ha in mente la presidente della Confindustria? «Se la Bce smette di comprare titoli di Stato italiani gli spread tornano altissimi e avremo problemi forti». E’ il problema numero uno – per urgenza di calendario – che agita i protagonisti del Workshop Ambrosetti a Cernobbio. Occhi puntati sulla riapertura dei mercati di oggi e sulla riunione di giovedì a Francoforte: i 23 membri del consiglio direttivo della Bce dovranno fare il punto sui grandi malati dell’eurozona, Italia e Grecia. E decidere se le munizioni della banca centrale continueranno a essere spese per il sostegno dei debitori a rischio. Venerdì scorso lo spread tra Btp e Bund è tornato a risalire, mentre sui bond biennali greci l’interesse è ormai oltre il 45%: livelli da Sudamerica anni ‘80. I mercati non danno più per scontato che regga lo “scudo antimissili” organizzato dalla Bce. Non passa inosservato il dosaggio decrescente delle operazioni di acquisto: nella prima settimana di “soccorso mediterraneo” la Bce ha acquistato buoni per 22 miliardi, nella seconda 14, nella terza solo 7 miliardi. E’ solo un modo per far crescere la pressione sul governo Berlusconi, o c’è altro dietro?
Jean-Claude Trichet a Cernobbio è stato duro con il governo: «Rispettate gli impegni, è necessario che l’Italia agisca in modo deciso, e che l’obiettivo di riduzione del debito sia raggiunto». Presidente uscente della Bce, Trichet rischia di giocarsi tutto il bilancio del suo mandato, su quel patto controverso siglato il 5 agosto con Berlusconi: il commissariamento dell’Italia, con una manovra lacrime e sangue, in cambio della scesa in campo della Bce a sostegno dei nostri titoli. Patto scellerato, così lo vedono i maggiori azionisti della Bce a un mese di distanza. In Germania, la sintesi delle opinioni raccolte dal Ft-Deutschland è questa: «La Bce sta effettuando un salvataggio di Berlusconi». Uno strappo alle responsabilità  istituzionali della banca. Da Roma a Berlino avviene un effetto di trickle-down alla rovescia, sgocciolano un po’ alla volta le notizie sulla vera natura della manovra, addio “lacrime e sangue”, le misure vere (contributo di solidarietà , riduzione delle provincie, soppressione di ponti festivi) sono sostituite da misure fasulle (lotta all’evasione), e l’effetto è tremendo a Nord di Cernobbio. Il portavoce di Olli Rehn, commissario Ue all’economia, ha già  espresso il verdetto di Bruxelles su una manovra che «fa troppo affidamento sulla lotta all’evasione».
Peggio è quel che accade tra Francoforte e Berlino. Giovedì (un 8 settembre, non la data migliore per gli italiani) non sarà  solo il potente presidente della Bundesbank, Jens Weidemann, a chiedere che la Bce cessi di fare da stampella al Tesoro italiano. Con lui si schiereranno anche il governatore olandese e quello austriaco. La fronda può reclutare alleati anche più a Nord, in Paesi come la Finlandia sempre più insofferenti verso le sponde mediterranee dell’Unione. L’accusa dei banchieri centrali rigoristi: la Bce sta creando una situazione gravida di “azzardo morale”, la ciambella di salvataggio offerta a Roma e Atene è un’istigazione a tradire le promesse. Non aiutano le parole che qui a Cernobbio vengono ripetute da tre ministri. Frattini, Brunetta, Romani, si adoperano per «escludere che la Bce smetta di comprare i nostri Btp», perché «questo è l’orientamento, la Bce è un istituzione europea, non stiamo facendo appello al suo buon cuore». Altrettante gaffe istituzionali, per i banchieri centrali dell’area germanica, sempre molto gelosi dell’indipendenza della Bce. Nessun membro di un governo è autorizzato a parlare come fosse portavoce della Bce. Spunta un ricatto italiano: Roma è “too big to fail”, troppo grande per essere abbandonata a un default, che travolgerebbe tutto l’euro. Appunto questo è uno degli scenari discussi a Cernobbio.
«L’eurozona finirà »: a fare questa previsione non è solo l’economista repubblicano Martin Feldstein (ex consigliere di Bush) ma anche Hans Werner Sinn che dirige il più autorevole istituto tedesco di previsioni economiche. E mentre arriva la nuova sconfitta elettorale alle regionali che indebolendo la Merkel rafforza gli anti-europei, il 50% dei presenti al Workshop Ambrosetti prevede che entro tre anni l’euro avrà  “espulso” qualcuno.


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